Autore: Rubriche Zona Franca

Covid, «storie» calabresi

Sembra passata un’era geologica da quando eravamo animati da uno spirito costruttivo, da tanti buoni propositi, da quando si cantava dai balconi per infondere fiducia, siamo stati invasi da disegnini infantili con l’arcobaleno, da scritte «andrà tutto bene». Soprattuto ci eravamo convinti che da questa disavventura planetaria saremmo usciti migliori di prima.
In realtà, come constatiamo, almeno sinora non è andato tutto bene, quasi nulla per la verità. I buoni propositi erano stati dettati da un marcato senso di paura. Grazie a quella abbiamo rispettato le poche regole imposte, in modo inusuale per noi italiani, e ci è andata bene, molto meglio degli altri. Ma non abbiamo capito la lezione. La fregola dell’estate, la scarsa lungimiranza, la personale illusione dello scampato pericolo aggravate dalla strumentalizzazione, per fini politici, di ogni virgola di questa disgrazia, hanno vanificato i sacrifici fatti. Insomma è venuta fuori la parte peggiore, la «pancia»: i no mask, i negazionisti, manifestazioni senza alcun rispetto delle regole e «fenomeni» subculturali quali le tante e tanti «Angela di Mondello». E siamo ancora a niente, saremo messi a dura prova.
Ma da tale emergenza, chi per prima dovrebbe trarre lezione e occasione per migliorarsi è la politica per tornare ad essere la Politica. Quale occasione migliore di quella che ci ha sbattuto in faccia le inefficienze causate dai guasti provocati a un sistema sanitario compromesso da ripetute decisioni scriteriate. Tutti si sono resi conto di quanto disagio abbiano provocato, solo grazie allo spirito di sacrificio degli addetti ai lavori si è potuto, per quanto possibile, fare fronte all’emergenze. Non pare proprio che si voglia capire la lezione. Un caso emblematico ci è offerto dalla situazione calabrese, una regione ostaggio, purtroppo, della criminalità e di un malaffare diffuso verso cui lo Stato sembra impotente. In Calabria la sanità è commissariata da una decina di anni per cercare di risanare una voragine amministrativa causata da quelle anomalie cui si faceva cenno. Il gravissimo deficit, di oltre un miliardo di euro, è ancora lì a certificare la cosciente impotenza di uno Stato succube di pressioni politiche. Questa impotenza-incapacità può essere raffigurata anche solo osservando quanto è avvenuto negli ultimi giorni che hanno visto «avvicendarsi» ben tre commissari straordinari. Il primo, Saverio Cotticelli, in un’intervista dichiarò di non sapere che fosse suo compito preparare il piano anticovid (ancora assente). Il Premier Giuseppe Conte ne pretese all’istante le dimissioni. Il successore, secondo l’immarcescibile manuale Cencelli, «toccava» a LEU, cui appartiene il ministro Roberto Speranza. Fu indicato Giuseppe Zuccatelli, pare con buone esperienze manageriali nel settore della sanità, ma ipso facto viene divulgato un video dove il neo commissario aveva asserito con toni perentori: «Per beccarti il virus, se io sono positivo, devi stare con me e baciarmi per 15 minuti con la lingua in bocca. Altrimenti non te lo becchi il virus». Insomma, un incrocio tra un negazionista e un «no mask», però chissà chi avrà baciato con tanta foga, perchè, ironia della sorte, è attualmente positivo al Coronavirus ed è in quarantena. L’ultima «perla» è l’indicazione di una figura professionalmente di peso, Eugenio Gaudio, ex rettore dell’Università La Sapienza e Consigliere del Ministro dell’Università e della Ricerca. Anche per lui all’annuncio della nomina è seguita lestamente la notizia del coinvolgimento in un’indagine del 2019 della Procura di Catania sui concorsi truccati all’università, ma pare ne sia stata chiesta l’archiviazione. L’ex rettore, temendo di finire in un tritacarne, rinuncia all’incarico con una motivazione che «racconta» molto del personaggio: «mia moglie (di Cosenza – ndr) non ha intenzione di trasferirsi a Catanzaro». Il Presidente Conte si è assunto la responsabilità di queste ultime scelte. Rimane il grande mistero di come cavolo vengano fatte queste scelte, a parte le competenze professionali viene valutato lo spessore e le caratteristiche umane? Un commissario rappresenta lo Stato ed è, spesso, l’ultima speranza per risolvere gravi problemi. Proprio per questo, prima di una nomina, dovrebbe essere sottoposta a scrupolosi «raggi x» la vita professionale e personale. Tutto ciò è avvenuto col nome di Gino Strada che incombeva su queste nomine. Nome di indiscutibile prestigio che, comprensibilmente, non ha incontrato i favori del centrodestra che governa la regione, Forza Nuova ha esposto striscioni contro la nomina, ma cosa più sorprendente è la contrarietà espressa dal Partito Democratico calabrese. Strada è un personaggio con la schiena diritta, ha sempre dichiarato di prediligere la sanità pubblica, ciò assieme alla «pretesa» di avere carta bianca ha fatto insorgere «giustificate» apprensioni. Ma la politica è consapevole che su queste genere di nomine si gioca la residua credibilità e il destino di una popolazione?

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 20 novembre 2020)

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