Autore: Allegro ma non troppo Rubriche

Elezioni in Puglia: il Consiglio regionale della vergogna

Succede che la nostra Costituzione all’art. 51 preveda che debbano essere promosse con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. Succede che la Legge 20/2016 detti i principi per la composizione delle liste elettorali, che devono essere formate con la rappresentanza dei due generi (60% e 40%) e che in caso di doppia preferenza il voto sia valido se attribuito a candidati di sesso diverso. Succede che le Regioni avessero avuto un tempo per convertire la Legge in Decreto Regionale e che questo tempo per la Regione Puglia, dopo la diffida del Presidente del Consiglio, scadesse il 28 luglio scorso. Succede che in cinque anni di governo, la Regione non trovasse un momento buono per deliberare sulla questione che non fosse l’ultimo giorno utile, nell’ultimo Consiglio Regionale, nell’ultimo punto all’ordine del giorno. Succede che l’opposizione si opponga (ma va?) e che presenti qualcosa come circa 2000 emendamenti alla Legge, infilando nel calderone anche la candidatura del prof. Pierluigi Lopalco nella lista di Emiliano, e che la maggioranza per opporsi all’opposizione dell’opposizione faccia saltare il numero legale. Il risultato qual è? Che all’una e trenta di notte loro, i signori (quasi tutti) uomini del Consiglio Regionale Pugliese, erano ancora lì ad accapigliarsi come tante donnicciole (almeno come le immaginano loro) abbarbicati alle loro poltrone di maschio potere. E che noi, le signore donne, alle prossime elezioni se non imbracceremo i fucili, avremo un Consiglio Regionale che non ci rappresenterà perché composto con una legge elettorale incostituzionale. Ma noi donne, che alla lotta quotidiana per il nostro riconoscimento siamo abituate da secoli e che stiamo imparando a combattere anche storicamente, i fucili li abbiamo già carichi.

“Entrare oggi in Consiglio Regionale è una visione che fa male” si esprime così Anna Grazia Maraschio, Consigliera di Parità della Regione Puglia, in merito alla sovraesposta presenza maschile. “Quello che si è verificato in Aula, rappresenta un vulnus gravissimo, per tutti. Un governo non rappresentato è destinato a governare male, si priva di una visione che possa cogliere le diversità e la molteplicità con tutto il bagaglio di cultura e sapere”. L’arroccamento sulle posizioni di potere, declinate al maschile, non conosce colori politici, “Puntare il dito contro uno schieramento fa solo il gioco degli uomini” continua l’avvocatessa. Lei è già pronta. Se non interverrà Conte con un decreto d’emergenza, un team di legali costituzionalisti, forti dell’appoggio del Ministro Boccia, si prepara a dare battaglia. Non si tratta di avere una corsia preferenziale al femminile, anzi si tratta di ripristinare artificialmente uno squilibrio di opportunità. E dobbiamo sganciarci dalla trappola che va premiata la competenza e non il genere. Questo succede in un mondo ideale. Nel mondo reale i posti di potere sono occupati da omuncoli mediocri e scialbi e le poche donne devono dimostrare competenze fuori dal comune o diventano bersaglio dei più beceri attacchi sessisti. Ebbene sfiliamoci da questa trappola. La competenza è una cosa, le pari opportunità un’altra. Nel mondo reale la vera parità sarà raggiunta quando anche una donna mediocre sarà al potere.

Valeria Giannone (Rubrica ALLEGRO MA NON TROPPO – Agenda 31 luglio 2020)

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