Autore: IN EVIDENZA Rubriche Zona Franca

Portualità ed economia: il ruolo dell’ex Capannone Montecatini


Parlare di porto a Brindisi può apparire una forma di sadomasochismo spinto, sul quale si consumano mille contraddizioni e si spengono altrettante velleità, per non parlare delle speranze riposte. Lo sarebbe, se non fosse per una certezza sancita dalla storia: alla sua prosperità è legata quella della città e del territorio salentino.
Recentemente si è tenuta una video conferenza tra l’AdSPMAM e le associazioni Raccomar e Ops (Operatori Portuali Salentini) oltre la presenza di vari operatori portuali. L’occasione è nata dall’esigenza di avere risposte su alcuni temi e problemi di particolare importanza. Del resto, Ops già un paio di anni fa, con una lettera, ne evidenziò una decina da risolvere. L’associazione, diligentemente, ha pubblicato sul proprio sito il «verbale» di questo incontro in remoto, nel quale sono trascritte domande e risposte. Non si leggono repliche, anche se, leggendo il verbale, viene spontaneo puntualizzare qualcosa.
Ad esempio, uno dei tantissimi problemi è costituito notoriamente dal capannone ex Montecatini (o meglio dal suo utilizzo). Negli anni, tanti, vi sono state idee e proposte, tutte senza alcun concreto risultato. Bisogna dire che, come se non bastasse l’inadeguatezza di alcune idee, è stato aggiunto un problema non da poco, una storia raccontata altre volte: la struttura pur trovandosi in piena area portuale – per cui il suo utilizzo a fini portuali sarebbe la logica conseguenza -, è stata tagliata fuori dalla cintura doganale, escludendola dalla recinzione della security per motivi inspiegabili, incomprensibili e mai pienamente chiariti. Il progetto della recinzione prevedeva, ovviamente e logicamente, che il capannone fosse incluso nell’area portuale. Non si sa perchè, non si sa come, ma ad un certo punto, in corso d’opera, si decise di cambiare il tracciato della recinzione. Si scelse quello meno complicato e molto meno costoso. Non vennero considerate – pare incredibile – le enormi difficoltà e i problemi che sarebbero sorti in futuro per utilizzarlo. Difatti, il capannone, oggi, è privo di qualsiasi via d’accesso, è irraggiungibile. Non è utilizzabile per usi «civili» (a meno di avere precisi permessi da parte dell’Ente portuale) o per fini portuali perché fuori dalla cinta doganale. C’è un solo modo per collegarlo col «resto del mondo»: l’esproprio di aree private. E l’AdSP «rassicura che nel caso di utilizzo si potrà ricorrere all’esproprio per consentire l’accesso oggi inesistente».
Chi ha il potere d’espropriare sono ASI e Comune, ma nessuno dei due, sinora, ha manifestato tale intenzione o interesse. Tutto ciò nonostante una quindicina di anni fa, durante la presidenza di Luigi Giannini, siano stati spesi circa due milioni di euro per il suo restauro. A parziale sostegno di tale pensiero pare essere una risposta, riportata sul citato «verbale». Gli operatori hanno sostenuto la necessità di far mantenere la caratteristica di porto polifunzionale, per cui occorre continuare a puntare sul traffico passeggeri derivante da traghetti e crociere e per questo chiedevano notizie sui progetti di terminal e banchine. A tale domanda viene risposto che «la realizzazione dei nuovi accosti di S. Apollinare permetterà l’ormeggio di navi da crociera fino a 360 metri. Al momento non è ipotizzabile attrarre tali traffici poiché il porto non è dotato di terminal crociere. Al momento il terminal presente nel porto interno (seno di levante) svolge le funzioni minime per il traffico esistente». Il capannone ex Montecatini viene «valutato poco funzionale in quanto lontano dagli accosti delle navi crociere e perché troppo grande». E’ strano come si possa pensare ad un’opera (gli accosti di S. Apollinare) che costerà più di 35 milioni di euro senza poterla utilizzare appieno per la mancanza di strutture ricettive. E’ ancora più strano considerare il capannone «poco funzionale» perchè lontano dagli accosti e pensare di portare avanti il vecchio progetto (aggiornandolo) della stazione marittima «Le Vele». Un progetto, quest’ultimo, con una storia che inizia nel 2012 e che definire travagliata è riduttivo. Ma nei propositi dell’ente c’è anche l’acquisto del terminal privato «Il Mondo» e la dismissione della cosidetta «Falegnameria». Ma il capannone è davvero più lontano, dai progettati accosti, a confronto con altre soluzioni? Basta un semplice controllo su Google Maps per verificare il contrario.
Tale manifesta insistenza, nell’escludere qualsiasi utilizzo del capannone per l’accoglienza dei passeggeri non è comprensibile. A meno che non sia un velato rifiuto alla manifestazione d’interesse formalizzata dalla Yilport. La società turca vorrebbe divenire terminalista a Brindisi e gestire il terminal crocieristico da realizzare nel capannone ex Montecatini con un partenariato pubblico-privato.
Se le cose stanno così basta essere chiari, ci mettiamo il cuore in pace e diamo ragione al decano dei piloti del porto, Enrico Tomei, che guardando il porto interno dice con tristezza che gli pare il lago di Massaciùccoli.

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 18 dicembre 2020)

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