Autore: Attualità IN EVIDENZA

Solazzo (Cisl): «Progettualità condivisa e unione di intenti»


Chi, visitando un altro Paese, un’altra città, oppure evocando caratteristiche di territori distanti dal proprio, non ha mai desiderato le stesse bellezze o le peculiarità amministrative per la comunità in cui vive o della quale condivide esperienze di studio, di lavoro o sociali? Bene: è quanto, istintivamente, ci si potrebbe immaginare sul tema dello sviluppo della portualità, dopo aver letto l’editoriale di qualche giorno addietro su una testata nazionale, dal titolo “Ravenna hub dell’energia pulita”. Il polo dell’oil&gas di Ravenna, si leggeva, sarà oggetto di investimento pari a 3 MD,  così candidando la città emiliano-romagnola a capitale italiana dell’energia pulita e riferimento nell’area del Mediterraneo per la decarbonizzazione e la transizione verso il green. In particolare, da un lato l’Eni finanzierà un maxi-piano da 2 MD per la cattura e il riutilizzo dell’anidride carbonica, dall’altro la Saipem, con un parco eolico dotato di 56 turbine ed un impianto fotovoltaico galleggiante, con potenza complessiva di 550 MW, investirà 1 MD per lo sviluppo di soluzioni integrate per la produzione di idrogeno. Da considerare che ciò sarà possibile intanto per la disponibilità di grandi giacimenti naturali, con contenuto di gas naturale da milioni di anni (senza ribellioni di piazza!), che ora per una parte potranno essere riconvertiti; ma anche per la presenza del porto che metterà a disposizione di Eni e Saipem le proprie filiere di competenze, per contribuire in modo decisivo al traghettamento del Paese intero verso la decarbonizzazione. Insomma, tra realtà produttive del territorio e rispettive istituzioni là ci si tendono reciprocamente le mani, per il bene comune e, inoltre, non si impugnano spade né pugnali per fare esclusivamente morti e feriti. Il segreto di una realtà come quella descritta, che tende dunque a fare squadra e non a dividersi, si rivela nelle parole del sindaco di quella città, Michele De Pascale, contenute nel suddetto editoriale: “Parliamo di una partita che è sempre stata gestita all’unanimità. Non si sono costituiti comitati cittadini, come in altre parti d’Italia, per bloccare le opere. La popolazione, qui, ha una storica cultura industriale, è vocata all’innovazione. E il Comune ha sempre agito come soggetto propulsore”. E allora, sarebbe peregrina l’idea di promuovere un gemellaggio tra Brindisi e Ravenna per essere opportunamente contagiati dalla volontà del fare e non certo della polemica e della paralisi “a prescindere”? Da più parti ci si riferisce, in qualche caso confondendone le missioni, al Just transition fund, al Recovery Fund o Plan, al Next generation Eu ma non sarà certo la mera evocazione a rendere un dato territorio meritevole dei fondi europei se a ciò non seguiranno progetti, senza i quali gli stessi fondi prenderebbero altre destinazioni, come quello di Ravenna per esempio. E soprattutto, la speranza di acquisire risorse europee potrebbe dimostrarsi ancor più vana, se ogni progetto presentato diventasse un boomerang, destinato cioè a tornare al mittente.

La confusione creatasi a Brindisi sul progetto Edison per il deposito di gas naturale liquefatto, è una delle tante testimonianze delle profonde difficoltà che la realizzazione di un investimento incontra in questo territorio. Oltretutto, si continua a parlare delle importanti alternative che l’area brindisina può cogliere dall’innovazione e dalla digitalizzazione ma, ancora, non si comprendono quali progetti ed iniziative si intendono mettere in campo, soprattutto per promuoverne le eccellenze. A febbraio prossimo sarà lanciata la gara per l’accesso ai finanziamenti europei riservati agli Europen digital innovation hub (Edih), poli che dovranno fornire servizi tecnologici alle imprese. A disposizione ci sono 177,5 ML di cui 80,5 ML di risorse UE e 97ML di cofinanziamento nazionale integrabili anche con finanziamenti regionali. Ci domandiamo se qualcuno, delle Istituzioni locali, si sia già ricordato di spendersi al riguardo per il Centro di Ricerca Europeo di Tecnologie Design e Materiali (Cetma), eccellenza del territorio che potrebbe legittimamente aspirare ad essere uno dei poli nazionali di innovazione. Sarebbe opportuno, qualora la risposta fosse negativa, come temiamo, che superando la sindrome da “capponi di Renzo”,  la classe dirigente locale ritrovasse quella pace sociale, senza cui non ci saranno risorse europee che tengano per risollevare le sorti di questa bella città capoluogo che merita molto, a partire dalla forte attenzione istituzionale che deve riguadagnarsi e da un’altrettanto forte capacità di contrattazione territoriale su obiettivi condivisi.   Come Cisl, lo ribadiamo ancora una volta, saremo disponibili sempre ad un Patto sociale che assuma l’obiettivo dello sviluppo economico, ambientale ed occupazionale del territorio, ovvero ad un gioco di squadra orientato al bene comune, lo stesso cui da tempo ci esorta Papa Francesco, ricordando che dall’attuale crisi epocale, sanitaria ed economica, senza precedenti “nessuno si salva da solo”.

Francesco Solazzo – Segretario generale CISL Taranto-Brindisi

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