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Zona Franca: lavori stradali, che piaga! Confronto tra «interventi»


Percorrendo le vie cittadine, per diletto o per necessità, è difficile non notare i numerosi cantieri di lavoro aperti da diverse società (Acquedotto Pugliese, Enel, società telefoniche varie, Open Fiber e altre). La sede stradale è piena di rattoppi nel senso peggiore del termine. Se il manto stradale è in asfalto, il danno è relativo ed è facilmente riparabile, così non è quando si interviene sulle chianche. E’ ovvio che i lavori sono autorizzati dagli uffici tecnici comunali) come dovrebbe essere altrettanto scontato che dovrebbero essere eseguiti sulla scorta di chiare e precise indicazioni, seguite da severi controlli. Visti i risultati, che sono sotto gli occhi di tutti, non pare sia così. Sfidiamo chiunque a dire che siano stati eseguiti a regola d’arte, perchè pare non esserci regola né, tantomeno, arte.

C’è una persona che va in giro per la città dilettandosi a fare «rattoppi», l’ormai famosissimo «nonno Vito». Costui è pervaso dal sacro fuoco di un particolare e personalissimo senso civico: appena individua un qualunque problema (una banchina scrostata, fioriere rotte o chianche traballanti) interviene con prontezza per porre rimedio. E i suoi interventi hanno riguardato, appunto, anche la sede stradale: se sotto il suo sguardo attento finisce un paletto o una chianca traballante, il suo intervento è immediato, solo questione di poche ore, solo il tempo di procurarsi l’occorrente per la «riparazione».

Bene, dal momento che abbiamo due «soggetti» che intervengono sul bene pubblico, perchè non guardiamo meglio i loro risultati finali e cerchiamo di individuare se ci sono delle differenze? Facciamo un «gioco», vediamo un po’ quanti riescono ad individuare l’autore dei lavori: una delle tante ditte che operano legittimamente o il volenteroso «nonno Vito». Sull’edizione cartacea, per ovvi motivi di spazio, pubblichiamo solo due foto, una per ogni «concorrente»; sulla versione digitale (www.agendabrindisi.it) ne pubblicheremo altre, equamente divise. Il premio in palio è un caffè, ristretto, lungo o macchiato, come vi pare! Ovvio che tutto ciò è, sino ad un certo punto, una provocazione. Non è la prima volta che evidenziamo questo problema ma dal momento che si fa orecchio di mercante, siamo costretti a tornare sull’argomento.

Dal momento che chi ha necessità di eseguire quei lavori (per riparare dei guasti ai propri impianti o per installare delle nuove linee), lo fa per propri interessi, è pertanto giusto che il ripristino della sede stradale (o di qualsiasi altra cosa) venga eseguito veramenre a regola d’arte. L’Amministrazione comunale deve imporre soluzioni che non deturpino in alcun modo la copertura stradale e quando si interviene sulle chianche deve essere rispettata la «trama» preesistente e non inventarne di nuove.

E, in talune occasioni, devono essere previsti tombini particolari, ad esempio coperti dallo stesso tipo di chiancha esistente sul manto stradale. Sarà sicuramente più costoso, ma è un problema di chi ha necessità di costruire l’impianto non del cittadino, sulle cui tasche gravano le spese per rendere decorosa la città. E abbiamo visto che queste soluzioni sono possibili, basterebbe prevederle e richiederle. Questa dovrebbe essere la preoccupazione fissa degli uffici tecnici che rilasciano i permessi per tali lavori: avere risultati decorosi. E’ ovvio che stilare regolamenti stringenti non basta se poi i controlli vengono fatti raramente o all’«acqua di rosa». Sia chiaro, lo diciamo perchè i risultati inducono a tali conclusioni. Verrebbe da chiedersi se l’assessore con delega ai lavori pubblici o i funzionari tecnici, senza scomodare il Sindaco, o chiunque altro abbia mai notato qualcosa di anomalo. Come sarebbe interessante sapere quanti di noi (e di loro) permetterebbero che sulla propria proprietà fossero eseguiti lavori in quel modo: ne contesterebbero di certo i risultati.

Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi – 23 ottobre 2020)

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