Autore: IN EVIDENZA Politica

Antonino (Pri): servizi sociali e lavoratori, occorre fare chiarezza


Abbiamo da sempre riservato grande attenzione al settore dei servizi sociali che è stato fin dall’insediamento di questa Amministrazione il principale problema con cui si è misurata la Giunta Rossi. Ricordiamo, a tal proposito, le dimissioni date dall’ex vice sindaco con delega ai Servizi Sociali dottoressa Rita De Vito  che, in conferenza stampa e poi in un esposto presentato alla Procura della Repubblica, ebbe a denunciare  l’esistenza di un “sistema” all’interno di questo settore. Del resto perplessità e dubbi su questo settore, che incide pesantemente sul bilancio comunale, sono state da ultimo espresse anche dall’ex assessore al bilancio dottor Cristiano D’errico. Riteniamo, allora, che non si possa più una riorganizzazione e riqualificazione dei servizi sociali per giungere alla definizione di un possibile organigramma capace di gestire tutta la rete dei bisogni dei cittadini riconducibile alle competenze della Amministrazione comunale. Il punto da cui partire è la constatazione che la gestione dei servizi sociali di fatto non è più affidata al solo personale dipendente della Amministrazione civica. Ciò che è manca è un efficace controllo sugli affidatari. Il primo obiettivo da porsi è, pertanto, quello di dar vita ad una struttura manageriale che rediga una mappatura completa delle risorse organizzative presenti sul territorio, stimolando la crescita di quelle organizzazioni che possono veramente essere definite no-profit.

Tanto si potrà fare istituendo un ufficio apposito con il compito di operare uno screening di tutte le associazioni, cooperative sociali e organizzazioni no-profit, raccogliendo ed archiviando gli organigrammi di ogni struttura accreditata ed evidenziando le lacune o le insufficienze dei servizi esistenti, individuando e segnalando esperienze innovative di welfare collaborativo. Ma tale struttura manageriale dovrà anche effettuare un controllo periodico degli operatori del settore al fine di verificare che le strutture accreditate abbiano mantenuto i requisiti strutturali, organizzativi e qualitativi che hanno dato origine alle autorizzazioni. Per l’avvenire gli affidamenti all’esterno della Amministrazione dovranno avvenire secondo criteri scrupolosamente in linea con le direttive emanate dall’ANAC, avendo anche cura di verificare le situazioni contrattuali dei dipendenti impegnati nella erogazione dei servizi affidati. La stessa struttura dovrà avere cura di organizzare una consulta in cui siano inseriti i rappresentanti delle associazioni, cooperative sociali, patronati di assistenza, sindacati di categoria e associazioni dei familiari, facendo tesoro dei suggerimenti utili al buon funzionamento dei servizi sociali di emanazione comunale. Solo in tal modo l’Amministrazione potrà dare compiuta attuazione a quello che è il dettato principale della Legge 328 del 2000, ossia il principio di sussidiarietà inteso come un patto tra tutti gli attori del territorio. Ma la struttura manageriale dovrà rivedere, ed eventualmente riformare, tutti i protocolli di intesa già firmati con gli altri Enti dotandosi anche di figure idonee ad intercettare finanziamenti e risorse nel settore dei servizi sociali, che spesso non vengono utilizzati dalla Amministrazione Comunale.

L’argomento è di stretta attualità atteso che la Giunta municipale con la delibera n. 414 del 9 dicembre scorso ha deciso di non indire nuove gare per i servizi in scadenza e di prorogare l’affidamento alle cooperative che gestiscono le attività nelle more della definizione del nuovo Piano Sociale di Zona da concordare con il Comune di San Vito dei Normanni che costituisce, unitamente al Comune capoluogo, l’Ambito Territoriale BR/1. Nel decidere la proroga del servizio ai precedenti affidatari è stato disposto un taglio del 20% del costo dei diversi servizi. Più volte è stato garantito che tale taglio non avrebbe inciso sulle prestazioni lavorative dei dipendenti e sulle loro retribuzioni. Pare, invece, che le cooperative affidatarie stiano proponendo ai lavoratori la riduzione dell’orario settimanale da 36 a 32 ore, contravvenendo a quanto previsto nei capitolati speciali di appalto. Ho pertanto depositato una interrogazione consiliare urgente al sindaco affinché si verifichi se quanto denunciato dai lavoratori corrisponda al vero, eventualmente convocando gi stessi in audizione o avviando una seria ispezione sugli affidatari dei servizi.

Gabriele Antonino – Capogruppo PRI Brindisi

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