Autore: Attualità IN EVIDENZA

«Brindisi Capitale d’Italia», una riflessione del prof. Mimmo Tardio

Metti che l’idea per questo articolo sia partita dalla consegna della traccia “racconta su Brindisi capitale d’Italia e dintorni, ottanta anni dopo”. E magari di “quei dintorni e di Brindisi capitale del sud”, com’è il caso dello scrivente, egli ne ha fatto negli ultimi trent’anni una sorta di “ossessione positiva”. Tanto che poi che lui rammenti che ci ha scritto, “su quella storia e dintorni”,  monologhi e racconti vari che ha pubblicato o letto direttamente o con l’aiuto di attrici/attori presso la Biblioteca pubblica Vaccheria Nardi di Roma, ad Anghiari (Arezzo) con la Libera Università dell’Autobiografia, in diversi paesi della presila cosentina, con l’Unesco di Brindisi presso il salone della Provincia, presso la Biblioteca comunale di San Pietro Vernotico, nella sala Imperiali del castello di Francavilla Fontana, con tante scuole del brindisino, in diverse giornate della Memoria,  etc. E magari gli va pure di ricordare che quella storia che ha narrato, in tante versioni, è “la storia buona della sua vita”, come scrive Alessandro Baricco nel suo celebre monologo “Novecento”. Per la semplice ragione che l’otto settembre 1943, ottanta anni fa, nasce la sua famiglia, per via del fatto che quel giorno i genitori di chi qui narra scappano di casa, proprio nel giorno dell’armistizio; esattamente nelle ore in cui anche Re, Regina e Governo Badoglio scappano da Roma, per arrivare il 10 settembre a Brindisi. E poi, rammenta ancora, che i due popolani incontrano casualmente la Regina …  E poi in seguito accadono, sottolinea ancora chi qui scrive,  in questa storia tante altre cose, alcune già narrate anche su questo giornale, che Storia Patria e History Digital Library di Brindisi vorrebbero stampare tra poco. Per ricordare appunto gli “ottanta anni di Brindisi capitale”.

Il professor Mimmo Tardio, autore dell’intervento su «Brindisi Capitale d’Italia».

Metti poi che il narratore di questo racconto pensi sempre più che questa storia, con Brindisi protagonista straordinaria della scena mondiale, tra il 10 settembre 1943 e l’11 febbraio 1944, quando Re e Governo vanno a Salerno, andrebbe raccontata soprattutto nelle scuole, con le associazioni culturali e nei circoli per gli anziani e non,  magari con la sagacia narrativa della quale sono grande esempio Alessandro Barbero o Piero Angela; perché lo scrivente ha avuto modo ci constatare, in tante scuole e con tanti pubblici, che proprio la narrazione, se leggera ed ammiccante, oltre che seria ed approfondita,  passa alla grande tra i ragazzi e in tanto mondo adulto. E magari il sottoscritto pensa pure che qui non si tratta di fare gerarchie sul valore storico di un avvenimento come questo, anche se la constatazione avuta, in troppi incontri, anche con persone “acculturate” (sic!), secondo le quali ancora oggi pensano che “sì lo so, Brindisi è stata capitale d’Italia per un giorno”, abbia bisogno in risposta di una almeno minima opera di divulgazione della nostra più recente e più importante storia. Come non è da troppo tempo accaduto in verità. E che tutto ciò serve molto di piu’ rispetto ai pur necessari incontri con storici ed esperti. Utili ma per niente sufficienti. Magari per narrare, a giovani ed adulti, che da Brindisi e dalla Puglia ripartì l’Italia libera e lo fece, ad esempio, abrogando l’infame legge contro gli Ebrei del 1938, finalmente dichiarando ufficialmente guerra alla Germania, che lo  aveva fatto contro di noi molto prima e con una brutalità e cattiveria criminale della quale tanto si è sempre narrato. Aiutati, mai scordarlo!, dai repubblichini italiani di Mussolini, aderenti alla repubblica sociale di Salò.
A Brindisi inoltre si stampava presso la Tipografia Ragione la Gazzetta Ufficiale delle Leggi e qui i brindisini, in tanta sintonia con larga parte del popolo italiano, dimostrarono il loro grande affetto per la buona e brava Regina Elena di Savoia, campionessa di umanità e solidarietà, e una grande antipatia e disistima per il Re Vittorio Emanuele III; non solo perché succube e sodale del fascismo mussoliniano, ma anche in ricordo della fuga  ingloriosa sua e del governo da Roma, senza che alcuna attenzione o preavviso da parte loro fosse stato rivolto ai militari che combattevano e alle popolazioni, perchè si preparassero a difendersi dai tedeschi,  divenuti così il facile bersaglio della vendetta nazista. Magari accostando la Storia alla microstoria, quello che faceva Badoglio e la spia inglese Dick Mallavy, giunto con la nave Baionetta del Re per “controllare e riferire” su Re e Badoglio, con la storia comica dell’appellativo “Buttiglione” che il Ministro della guerra de Courten mise nel suo messaggio al comandante della piazza di Brindisi, l’Ammiraglio Rubartelli, per convincerlo che era lui; magari pure insieme alla modista Geisha Perugino, allo “sciarabah” (calesse) dei sue sposi Maria e Totò e alle parole e agli abbracci tra la Regina Elena e questi due giovani. Per ricordare appunto che come canta Francesco De Gregori “la storia siamo noi”, indipendentemente da quale piano abitiamo sul pianeta terra e dall’idea che la Storia sia solo sequela di grandi personaggi, battaglie, avvenimenti straordinari, etc. La storia è di tutti, riguarda tutti, non è fatta di storie maggiori e minori, poiché le une confluiscono nelle altre. E va raccontata sempre, magari meglio.

Intervento del prof. Mimmo Tardio

In copertina la cartolina stampata dai Club Rotary Brindisi, Brindisi Valesio, Brindisi Appia Antica e Roma Nord Est per la prima edizione del premio «Brindisi Capitale d’Italia».

(Visited 1.033 times, 1 visits today)
WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com