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Brindisi vista da Roma / Autonomia, le elezioni e la situazione in Puglia

Viene da Bari la prima frenata sull’Autonomia differenziata. Un rallentamento più che uno stop, ovviamente, ma comunque un segnale politico, che si concretizza sull’insolito asse tra Roma e il capoluogo pugliese. Per la precisione tra il sindaco di Bari Decaro e il Ministro gli Affari regionali e le Autonomie, Calderoli. In seguito all’intervento del Primo cittadino barese si è convenuto sull’utilità di posticipare – di otto giorni – la Conferenza Unificata dedicata alla discussione sulla nuova norma, al centro di numerose polemiche, soprattutto da Roma in giù. Non è un mistero, difatti, che i politici meridionali – insieme con enti, sindacati e società civile – vedano con sospetto l’ultima proposta per aumentare e differenziare i poteri delle Regioni. Decaro, presidente dei Sindaci d’Italia, aveva inviato negli scorsi giorni una lettera al Ministro leghista per chiedere maggior tempo affinché il dibattito interno all’ANCI fosse il più ampio e approfondito possibile. Da qui la richiesta di rinvio dell’incontro che mette al tavolo i rappresentanti delle Regioni, degli Enti Locali e dello Stato, arrivata con una lettera. Il progetto dell’Autonomia coinvolge contemporaneamente il piano nazionale e quello locale e, nel caso della Puglia, sembra avere anche implicazioni sull’assetto politico. Non sono passate inosservate, ad esempio, le polemiche tra Decaro ed Emiliano. Quest’ultimo, neanche tanto velatamente, aveva lanciato una frecciatina al Sindaco, tirando in mezzo i Comuni (che Decaro rappresenta come presidente dell’ANCI), colpevoli, secondo il Governatore, di essere i grandi assenti dal dibattito sull’Autonomia. La stoccata era arrivata nel corso di un collegamento a un’iniziativa della CGIL pugliese, organizzata per mettere a punto la manifestazione che il sindacato ha poi tenuto contro il Decreto. Manifestazione alla quale proprio Decaro non ha poi partecipato, ufficialmente per il compleanno della figlia – dice lui su Facebook – ufficiosamente per marcare una differenza da Emiliano – dicono alcuni osservatori.

Il sindaco di Bari e presidente ANCI Antonio Decaro

Morale della favola, che il tema politico resta e ruota soprattutto attorno alle future elezioni regionali. Il braccio di ferro tra i due leader locali, difatti, è diventato ancor più forte ed evidente dopo il voto del Consiglio sulla norma che – in caso di candidatura di Emiliano alle prossime europee – permette all’assemblea regionale di rimanere in piedi fino a fine mandato, sotto la guida del vicepresidente regionale. Una prospettiva tutt’altro che rosea per Decaro, che a quel punto, concluso il mandato di Primo Cittadino (nel 2024) e – presumibilmente – senza alcuna elezione nazionale alle porte, dovrebbe rimanere fermo per due anni, in attesa di una ipotetica candidatura alla guida della Puglia. Ma non solo, va considerata anche l’ipotesi che vede il Governatore uscente in corsa per una terza tornata in Regione, opzione prima improbabile ma diventata plausibile nelle ultime settimane. Scelta che, evidentemente, sbarrerebbe definitivamente le porte a una candidatura di Decaro. Questo, dunque, l’articolato quadro politico. Al quale, sempre in tema di riforma per l’Autonomia differenziata, si aggiungono due ulteriori elementi. Quello legato al PD, che arriva all’appuntamento delle Primarie con due candidati di scuola emiliano-romagnola. Regione che – qualche anno addietro – aveva sostenuto un progetto preliminare di decentramento rafforzato con Veneto e Lombardia. Questo ovviamente non significa che la proposta oggi in discussione sia minimamente ricevibile dai Dem, ma che anche a sinistra il tema del decentramento deve forse essere affrontato con più coraggio, e con proposte chiare e alternative alla destra.

Il governatore della Puglia Michele Emniliano

In questo scenario, più volte lo stesso Governatore pugliese Emiliano – probabilmente all’interno di una dinamica di contrapposizione verso i Comuni – ha in parte sostenuto la necessità di rafforzare i poteri alle Regioni, senza però snaturare alcun equilibrio, lasciando al Parlamento la scelta delle materie da affidare ai parlamentini regionali e non intaccando le risorse generalmente destinate al Mezzogiorno. E in effetti il grande tema resta sempre questo: il rischio di un aumento dello squilibrio tra Nord e Sud. Per molti il pericolo è legato soprattutto ai servizi sanitari ed educativi. Un esempio lo ha dato il Presidente campano De Luca: l’obiettivo su sanità e scuola – secondo il Governatore – è fare contratti regionali autonomi. «In sanità già non abbiamo personale e le Regioni del Nord hanno i soldi per fare contratti integrativi, dando 2500 euro al mese in più a un medico, a un infermiere – ha dichiarato -. Questo significa che i pochi medici che abbiamo, andranno via al Nord. È un pericolo mortale per la nostra sanità. Pensano anche di fare corsi di specializzazione regionali autonomi, finanziati dalle Regioni e avendo poi la possibilità per gli specializzati regionali di inserirsi nel sistema sanitario pubblico».

Andrea Lezzi (Rubrica BRINDISI VISTA DA ROMA – Agenda Brindisi 24 febbraio 2023)

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