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Carlo Sciarra: rinaturalizzare il complesso dunale del litorale nord


Dopo il recente cedimento della falesia sulla litoranea nord di Brindisi, l’architetto Carlo Sciarra formula – in esclusiva per Agenda Brindisi e www.agendabrindisi.it – una proposta di rinaturalizzazione del complesso dunale tra Sbitri e «Case bianche. Una idea progettuale, comunque riconducibile al piano della costa del 2000, che sottoponiamo all’attenzione del sindaco di Brindisi Riccardo Rossi.

Litorale nord di Brindisi: il recente cedimento della falesia tra Sbitri e «Case bianche»

La notizia del cedimento fronte mare della strada litoranea nord, nel tratto case bianche-Sbitri, non mi ha colto di sorpresa, anzi, considerato che non è stato messo in atto alcun reale intervento di difesa della costa era inevitabile. Il danno causato dalle mareggiate in quel tratto di strada può essere, paradossalmente, una grande occasione da cogliere per rimettere le cose a posto.
Una strada – la litoranea Torre Testa – se pur per certi aspetti comoda, bella e romantica quasi da film ma che non ho mai amato perché l’ho sempre ritenuta «colpevole» di aver alterato dei luoghi naturali che abbiamo avuto la fortuna di avere, e che andavano invece rispettati e valorizzati.
Tale litoranea, fu realizzata dall’Amministrazione provinciale all’inizio degli anni Sessanta, senza riguardo e rispetto, su complessi dunali di grande bellezza. Il tratto, dai più conosciuto come «case bianche», in realtà è in origine il complesso dunale del «canale Sbitri» o meglio della vecchia palude di Sbitri, che fa capo ad un bacino imbrifero di alcuni ettari.

Il punto del cedimento della falesia e il traffico sulla litoranea nord

Quindi, questo «bel» disastro può essere l’occasione per riparare quei guasti fatti nel passato. Rinaturalizzare il complesso dunale con il piccolo corso d’acqua e risanare la «Batteria militare» (fortificazione risalente alla seconda guerra e ormai abbandonata), eliminando soprattuto il tratto di strada che lo attraversa, e restituirlo come spiaggia libera sarebbe una bella ed encomiabile operazione. Voler recuperare invece la strada carrabile, con qualche veloce e grossolano «rattoppo», equivarrebbe letteralmente a gettare soldi al «mare»; esempio lampante, i recenti lavori di «messa in sicurezza» della falesia: tante risorse economiche e impegno vanificati.
La ricostruzione fotografica rende come sia possibile recuperare la bellezza e la fruibilità dei luoghi per essere goduti da tutti, e per poter riavere un pezzo di natura che ci apparteneva. In dettaglio, nell’attuale configurazione la parte tra strada e l’entroterra è come se non esistesse, è marginalizzata, scarsamente fruibile proprio perché tagliata dal suo connettivo naturale che è la connessione col mare. L’effetto, qualora si decidesse di tentare questa operazione di «ricostruzione» delle dune, sarebbe simile al lato spiaggia della bella e ammirata Torre Guaceto.

Una doppia zona di parcheggio si può individuare immediatamente prima sul tratto di strada che viene dalla ex IAM, oltre ad un adeguato servizio di trasporto pubblico (com’è per la spiaggia di Penna Grossa), oltre ad un percorso ciclabile.
E’ fondamentale, però, predisporre un sistema di protezione della battigia dal moto ondoso. Questo vale per buona parte della nostra fascia costiera, soggetta ad erosione: e non si dice nulla di nuovo. L’intervento deve essere radicale, magari per tratti ma va fatto: qualsiasi intervento tampone sarebbe sprecare nuovamente tempo e risorse, come si è potuto constatare con gli interventi sopracitati. La previsione di un sistema di ricostituzione della battigia, modulare e replicabile, darebbe la possibilità di essere effettuato direttamente anche dai privati interessati.
Nel Piano della Costa del 2000 furono indicati i metodi e i tratti che necessitavano di tali interventi. Le previsioni elaborate allora si sono rivelate giuste stando, purtroppo, a quanto si sta assistendo.

La soluzione di ricostruzione della battigia, unitamente al masterplan e ad altre indicazioni sullo sviluppo e sulla salvaguardia dell’intera area costiera, era contenuta nel suddetto Piano della Costa, redatto nel 2000 e approvato all’unanimità in una riunione dei capigruppo di maggioranza e opposizione dell’epoca. Non a caso si parlava di sviluppo e salvaguardia, giacchè in tale piano si era tentato di coniugare una richiesta di utilizzo della costa con una irrinunciabile previsione di sostenibilità ambientale.

Fu ipotizzato un assetto viario che utilizzava la rete esistente, valorizzandola, prevedendo un percorso ciclabile lungo l’attuale litoranea, nonché il recupero di altre dune, quali quelle di Apani, con annessa area archeologica, e le dune di Granchio rosso (almeno quel che resta).
Qui alleghiamo alcune ricostruzioni fotografiche dell’area delle cosiddette case bianche, con la previsione di eliminazione della sede stradale e ricostruzione dell’habitat naturale, non più solo «vassoio» di macerie e rifiuti ma finalmente utilizzabile in pieno da tutti nella sua completezza.
Carlo Sciarra
Architetto in Brindisi

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