Autore: Attualità IN EVIDENZA

La storia è vino: ecco «Laenius», malvasia nera di Tenute Lu Spada

La Malvasia Nera di Brindisi è un vitigno rosso autoctono della città di Brindisi. LAENIUS è Malvasia in purezza, si esprime con note di frutti neri, spezie e con un caratteristico sentore di prugna. LAENIUS è il nome della famiglia di BRINDISI che già nel 40 a.c. produceva vino e lo esportava per tutto il Mediterraneo. Laenius è quel Lenio Flacco che ospitò nella sua casa, mentre era stato posto in esilio da Giulio Cesare (ché si sentiva insidiato dalla loquacia giuridica), Marco Tullio Cicerone.
Un anfora vinaria con inciso questo nome fu ritrovata durante gli scavi a Masada sulla cui rupe era collocato il palazzo del re dei giudei.

Tenute Lu Spada ha scelto di etichettare i suoi vini ottenuti dai vitigni autoctoni di Brindisi (dopo il Negroamaro con MASADA, il Susumaniello con PHILONIANUM e adesso la  Malvasia nera di Brindisi con LAENIUS), ispirandosi alla ricca storia millenaria del vino del territorio. Si completa così la linea storica dei vini di Tenute Lu spada. Sull’etichetta di LAENIUS è stata inoltre riportata la moneta stampata dai romani nella zecca di Brindisi e su cui era inciso un giovane che cavalca un delfino con un grappolo d’uva e una lira nelle mani sopra la scritta di BRUN per simboleggiare il rapporto della città con il mare, l’uva e la cultura. Tale scelta è nata dalla lettura di un articolo pubblicato sulla stampa di Torino il 19 luglio 1986, inviato all’amministratore Carmine Dipietrangelo dal professore Antonio Caputo, fornendo dettagli e ispirazione per il design delle etichette. (Foto: fonte Brundarte).

Ecco il servizio de LA STAMPA di Torino sabato 19 luglio 1986:
“Il re di Israele non rispettava le norme religiose”.
Glielo spedivano da Brindisi – Le prove su anfore trovate a Masada.
Nostro servizio – TEL AVIV
“Gli archeologi Joseph Geiger e Hannah Cotton dell’Università ebraica di Gerusalemme, sugli scavi più recenti a Masada hanno portato alla luce molti frammenti di anfore romane rinvenute in diverse località dell’antico Impero Romano. Le scritte ritrovate su quelle di Masada portano l’inconsueta indicazione: «Per Erode, re d’Israele». Contrassegni e particolari di queste giare indicano chiaramente che il vino era di produzione italiana e, per la prima volta, dimostrano in modo inconfutabile che esso veniva esportato in Giudea, cosa che finora era ignorata da tutti. Secondo gli studiosi, il ritrovamento dimostra che Re Erode preferiva i vini d’importazione a quelli locali, perchè egli e la sua corte li ritenevano superiori, o forse per una specie di snobismo. Il nome del vino di Erode era «PHILONIANUM» e proveniva da una particolare vigna che produceva prodotti enologici pecilmente raffinati. Il viticoltore si chiamava Laenius e apparteneva a una famiglia di Brindisi (Brundisium), come attestano i reperti».
Giorgio Romano

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