Un libro che è un gioiellino che sarà senza dubbio fonte di gioia per chi lo leggerà, così come pura gioia ha di sicuro provato l’autore scrivendolo. Instant book, divertissement o saggio biografico lo si voglia considerare, certo è che Gabriele D’Amelj Melodia deve essersi divertito molto nel raccontare di Andrea “Nenè” Camilleri, il portentoso scrittore del quale il 6 settembre 2025 ricorre il centenario della nascita.
Leggere della vita, delle opere e anche della cosiddetta poetica, come si chiamava un tempo, del vecchio “ragazzaccio” nato a Porto Empedocle, nella fertile e letteraria terra di Sicilia, così come magistralmente dipanate in queste pagine, è come assistere a un lungometraggio. Di quelli nei quali l’eroe ne combina di tutti i colori. Gesti memorabili o inconsulti, viaggi e ritorni, gioie e dolori, sconfitte e trionfi, amori e tanto altro ancora si susseguono narrati con trepido compiacimento dall’autore, quasi si trattasse della bozza di una futura e più completa sceneggiatura. La microstoria, personale e famigliare, di Camilleri si intreccia con la Storia, anche grazie alla dovizia di racconti lasciati da Camilleri in tanti suoi libri e ripresi da Gabriele che, a mo’ di puparo siciliano, muove con sapienza i fili dei personaggi sulla scena. Sembra quasi di vedere il suo sguardo divertito quando racconta che Nenè, pur di farsi espellere da un odioso collegio vescovile, bersaglia di uova un crocifisso. O ancora quando riferisce della lettera che Andrea, appena decenne, indirizza a Benito Mussolini, dichiarandosi pronto a combattere in Abissinia.

Gabriele, con la consueta scrittura fluente, ci parla della sua passione per Camilleri, non soffermandosi banalmente sullo scontato “Montalbano sono” televisivo, ma ampliando lo sguardo per abbracciare la versatilità di un genio capace di occuparsi di tante cose, sempre mirabilmente, dal romanzo storico al giallo e all’autobiografia, dalla regia teatrale alla prodigiosa e multiforme collaborazione con la Rai.
Libri del genere, lo scrivo senza voler polemizzare con chicchessia, non possono che essere pensati e scritti da “camilleros” appassionati e competenti, più che da accademici, talora incapaci di comprendere e apprezzare l’originalità della scrittura di Camilleri o addirittura infastiditi dalla lingua “vigatese” ritenuta inopportuna e “pericolosa” se accostata alla “sicilianità” da qualcuno invocata peraltro spesso a vanvera. Bene fa Gabriele a rammentare, contestandole, certe resistenze nei confronti della lingua di Camilleri o del suo modo originale di raccontare la Sicilia.
L’autore ci regala insomma, come al solito, pagine godibilissime grazie alle quali conosceremo meglio quel gran geniaccio di Nenè, con notizie e curiosità sconosciute ai più. Ci racconta della sua quasi parentela con Pirandello, che il piccolo Andrea immagina quale ammiraglio, vista la divisa di accademico d’Italia – feluca, mantello, spadino, alamari, oro ricamato dovunque – con cui si presenta a casa Camilleri per una visita alla cugina, la nonna di Nenè. Così come si sofferma su tanti altri passaggi della vita del Nostro, dalle difficoltà degli inizi alla indomabile volontà di affermarsi, dal legame con la famiglia e con la sua terra alle persone – famose e non – che hanno significato tanto per lui, dalla sconfinata produzione all’intransigenza di comunista “fedele solo al P.C.I.”.
Un libro da leggere, meglio da gustare, nel gran concerto delle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri alle quali anche la Società Dante Alighieri di Brindisi partecipa, col patrocinio morale che offre a quest’opera di un prezioso e infaticabile iscritto che non mancherà di parlarci ancora, con la consueta verve, nel corso degli incontri già programmati dal nostro comitato, dell’Omu di multiformi ngiugnu Andrea Camilleri.
Prefazione di Mimmo Tardio
Presidente del Comitato di Brindisi della Società Dante Alighieri
