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«Il metodo Fenoglio»: la brindisina Giulia Vecchio, il talento e l’orgoglio

In questi giorni la vediamo in tv nella miniserie in quattro episodi «Il metodo Fenoglio. L’estate fredda» (gli ultimi di seguito il 10 e 11 dicembre), al fianco di Alessio Boni. Lei è Giulia Vecchio, una valigia d’attrice piena di esperienze e di ruoli, di set e di palcoscenici, un viaggio cominciato da Brindisi, dai primi passi con Sara Bevilacqua, e attraverso la penisola dei dialetti e dei costumi, un pendolo perpetuo tra registro comico e drammatico. Un diploma nella Scuola del Piccolo Teatro di Milano nel 2014, poi tanto teatro a cominciare dalla compagnia comica «Contenuti Zero», un laboratorio di varietà che ha trovato la sua collocazione autoriale nel «Bar Stella», il carosello di chiacchiere di Stefano De Martino. Quindi due piedi in tv tra serie di successo come «Tutto può succedere», «Trust – Il rapimento di Getty», «Imma Tataranni – Sostituto procuratore», «Blanca» e «Cops – Una banda di poliziotti». Ma prima di tutte, con il ritorno sul set lo scorso anno, «Il Paradiso delle signore», la serie daily Rai ambientata nella Milano degli anni Sessanta e dedicata alla prima generazione di donne in lotta per l’indipendenza economica. Fino a «Il metodo Fenoglio», che restituisce a Giulia Vecchio il ruolo di una donna carismatica e femminile, Gemma D’Angelo, giovane magistrato alle prese con il cuore oscuro di una Bari tentacolare.
«Il metodo Fenoglio» è il racconto intimo ed epico della trasformazione della criminalità a Bari negli anni Novanta, contestuale agli attacchi di Cosa Nostra in Sicilia e agli omicidi di Falcone e Borsellino. Basata sul secondo libro della trilogia di Gianrico Carofiglio, la serie descrive il passaggio dei clan baresi da semplici sottoposti a organizzazioni mafiose autonome e influenti. Gemma, Sostituto Procuratore della Repubblica a Bari, incarna la generazione di «giudici ragazzini» più volte evocata da Cossiga: la sua carriera ha preso il via in una procura calabrese, dove ha sviluppato indipendenza, coraggio e capacità di convivere con la paura. Il ritorno a Bari riaccende ricordi dolorosi legati alla morte per overdose del fratello Filippo. Per Gemma, ricostruire un equilibrio personale è una sfida continua, complicata dai dubbi sulla morte del fratello. L’indagine personale diventa un elemento cruciale nella sua vita, un mistero che sente il bisogno di sciogliere a ogni costo.

Giulia Vecchio dipinge mirabilmente il ritratto di una donna complessa e passionaria. «Gemma è un personaggio che riflette sfumature e inquietudini – ha detto l’attrice brindisina -. La sua esperienza a Bari, le radici culturali e i traumi personali hanno modellato profondamente la sua personalità e le sue scelte professionali». Per rendere al meglio il personaggio di Gemma, Giulia ha adottato un approccio rigoroso e immersivo. «Ho trascorso ore studiando non solo l’accento di Bari, ma anche le dinamiche sociali e culturali della città dell’epoca per assicurare una rappresentazione fedele. Questo ha incluso conversazioni con figure del mondo giuridico e analisi di personalità storiche nel campo per infondere autenticità e profondità nel personaggio. Ho conosciuto una donna coraggiosa e agguerrita, ex pm di Bari, Eugenia Pontassuglia: avevo bisogno di parlare con lei, per entrare nel suo linguaggio e nella testa di chi sceglie la giustizia senza farsi fagocitare dalla vendetta».
Giulia approfondisce la dualità intrinseca di Gemma, che mostra una forza incrollabile nel suo ambiente professionale ma rivela lati più vulnerabili e sensibili nella sua vita privata. «Questa dicotomia – ha aggiunto – è fondamentale per comprendere Gemma come un personaggio autentico e riflette le sfide affrontate da molte donne in quel periodo. Gemma è una figura guidata da principi morali forti, il suo impegno per la giustizia è il fulcro del personaggio». Parlando del suo lavoro oltre «Il metodo Fenoglio», Giulia pone l’accento sulla sua partecipazione al «Bar Stella» e a un progetto cinematografico in vista. «Si tratta di lavori che mi hanno permesso di esplorare nuove sfaccettature della mia profession e di crescere come interprete», quindi tratteggia un quadro dell’industria cinematografica e televisiva italiana sottolineandone lo sviluppo e la dimensione viepiù internazionale: «Il comparto vive una rinascita con una diversità di storie e di talenti che stanno prendendo campo sul palcoscenico mondiale».
E qui traspare tutto l’entusiasmo per il ruolo crescente delle donne nel complesso e immaginifico universo dello spettacolo: «Le donne stanno di grado in grado prendendo il centro della scena, sia come autrici che come protagoniste delle storie. Attraverso i miei personaggi ho l’opportunità di esplorare e comunicare una grande ricchezza e varietà di emozioni, oltre che di esperienze umane. Sono ansiosa di continuare a sperimentare con nuovi ruoli e di contribuire all’orizzonte artistico con storie che risuonano e ispirano». Tutto questo lungo l’ellisse di sfide che ha costellato la sua già intensa carriera. «Ogni ruolo – ha spiegato – porta con sé obiettivi e prospettive, ma arrivarci è ciò che rende questo lavoro gratificante e motivante. Credo che l’arte abbia la responsabilità di indagare la società, con i suoi pregi e i suoi difetti, e di stimolare il pensiero critico». L’arte in fondo abita nella memoria collettiva di un popolo, nelle sue ferite e nelle sue rinascite, nei suoi personaggi illustri. Un privilegio che va coltivato e maneggiato con cura, e che costa più di qualche rinuncia e soprattutto duro lavoro. Ma per i più giovani «La chiave è la perseveranza e l’apertura all’apprendimento. Ogni esperienza, sia positiva sia negativa, è un passaggio obbligato verso la consacrazione artistica».
Roberto Romeo (Agenda Brindisi 8 dicembre 2023)

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