Autore: Attualità Primo piano

L’opinione del dottor Sarli: oggi è più difficile convivere col Covid

Quando il virus arrivò in Italia, ci accorgemmo subito che il nostro modo di vivere sarebbe cambiato sino a quando non lo avremmo sconfitto. Tutti gli italiani si strinsero in un abbraccio virtuale, lo spirito di appartenenza, evidentemente accontonato per anni in ognuno di noi, esplose all’improvviso. Durante il lockdown ci fu una corsa ad aiutare gli altri, tutti coloro che erano in difficoltà economica. Chi aveva, donava ogni giorno qualcosa a chi aveva meno o non aveva nulla. Sì, il virus ci aveva cambiato, ci sentivamo migliori, e ci convincemmo che la pandemia ci avrebbe cambiato per sempre in meglio, ci aveva fatto capire quali fossero i veri valori della vita: la solidarietà, il rispetto per il prossimo, il rispetto delle regole. Sui social e sui mass media i medici e il personale sanitario venivano chiamati angeli, eroi, gli unici che avrebbero potuto salvarci dal virus arrivato dalla Cina, sconosciuto e mortale. Vi furono iniziative spontanee e/o organizzate per applaudire coloro che lavoravano in sanità, quasi a scongiurarli di non abbandonarci.
La nostra vita era stata sconvolta da un virus sconosciuto, un virus che gli stessi medici non sapevano come curare, il mondo scientifico brancolava nel buio e si susseguivano i pareri degli esperti che spesso dopo 24 ore cambiavano opinione verso il virus. Ma ci sentivamo per la prima volta una nazione unita, ancor di più di quando vincemmo il campionato del mondo di calcio.
Pensai: questa pandemia cambierà noi gli italiani, perchè non potremo mai dimenticare immagini drammatiche come quelle di Bergamo, i medici allo stremo delle forze, infermieri e operatori sanitari che stavano donando anche la loro vita per noi; loro guardavamo con gratitudine ed in loro speravamo per superare questo mostro che ci stava rubando il vivere quotidiano.
E così arriva finalmente l’estate, pian piano abbiamo ripreso la vita quasi normale, nonostante i primi mugugni delle scelte del governo, alcune delle quali capotiche e irrealizzabili.
L’autunno ha improvvisamente sconvolto tutto. Il virus è tornato, ma questa seconda ondata ha fatto dimenticare tutte le promesse fatte a noi stessi. Sui social sono ricomparsi gli insulti, è nato il partito del complotto, quello dei negazionisti, e alcuni medici e virologi sono andati oltre: gli angeli e gli eroi sono diventati killer seriali, perchè hanno ucciso tutti i pazienti nella prima fase della pandemia con cure sbagliate. Improvvisamente il personale sanitario, si è ritrovato sul banco degli imputati, additato come i responsabili di tante morti.
Vorrei sapere come si può somministrare una terapia adeguata in una malattia che non si conosce. Ad uccidere tutta quella gente è stato il virus, non i medici. Poi le varie sperimentazioni, le autopsie, hanno fatto comprendere la patogenesi del virus, e quindi sono stati messi a punto protocolli più appropriati. È finita anche la solidarietà tra la gente, ormai siamo tornati quelli di prima, l’un contro l’altro armato tra negazionisti, credenti, oppositori, mondo scientifico accusato di essersi venduto al padrone, così come il mondo dell’informazione e così come molti medici. Possiamo sicuramente accusare parte del mondo scientifico che ha pensato più ad ottenere fama, visibilità e denaro, con continue presenze in televisione e litigando giornalmente. Tutto ciò ha disorientato completamente l’opinione pubblica, ognuno ha abbracciato la tesi che riteneva giusta verso una patologia che ora uccide meno, soprattutto per le cure più appropriate, ma che comunque continua a mietere vittime. Già due medici hanno pagato con la vita questa seconda ondata. Ma c’è chi ha affermato che nessuno è morto di Covid-19.
Queste dichiarazioni, che contrastano con la realtá, hanno avuto un seguito di persone, che hanno ingaggiato una battaglia sui social contro chi ha ancora rispetto del virus, o per sua cultura, o perché è anziano, o perché anche se è giovane ha patologie importanti, e contrarre il virus potrebbe significare anche morire, da soli, in una sala di rianimazione. Ma tutto ciò non interessa più, la solidarietà è morta, nessuno o quasi vuol sacrificarsi per proteggere i più deboli, i più fragili, i più anziani.
Il personale sanitario, di fronte a questo mutato atteggiamento nei suoi confronti, avrà ancora la forza d’animo di ripercorre quella strada che avevano sperato di non percorrere più, perchè il virus li aveva devastati nel corpo e nella mente? Difficile dirlo, ma moltissimi sono fedeli al giuramento di Ippocrate, e nonostante tutto sono certo che faranno il loro dovere sino in fondo, anche se forse non più con quel costante rassicurante sorriso che faceva sentire meno soli coloro cui il virus stava togliendo la vita.
Io, speriamo che me la cavo.
Alfredo Sarli – Medico / Già primario di medicina interna del Perrino

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