Autore: Attualità IN EVIDENZA

Storia di Dario Morelli: da Brindisi al futuro, tra algoritmo e umanità

C’è qualcosa di profondamente affascinante nella storia di Dario Morelli. Un racconto che comincia lontano dalle vetrine della Silicon Valley eppure approda proprio lì, nel cuore pulsante – o, meglio, pensante – dell’economia dell’intelligenza artificiale. È la parabola di un uomo che viene da Brindisi, città di partenze più che di approdi, e si ritrova a guidare un ambizioso progetto tecnologico nel mondo e nell’industria della finanza. Un uomo che ha trasformato la sua biografia in un algoritmo di bellezza, rigore e immaginazione. Perché è di questo che stiamo parlando: non di un “cervello in fuga”, come si dice con pigra retorica, ma di un interprete del tempo che cambia, un architetto del futuro possibile. Morelli non fugge, semmai attraversa. E dove passa, lascia una traccia: innovazione che si radica, pensiero che si struttura, competenze che si sommano in una consonanza di saperi.
A quarant’anni – età che per alcuni segna ancora l’anticamera della maturità e per altri già il tramonto delle illusioni – Dario è chiamato a dirigere Transcend AI Labs, nuovo centro propulsore della NetSol Technologies, multinazionale americana che produce software per il settore del leasing automobilistico. Ma attenzione: qui non si tratta solo di sviluppare piattaforme o gestire team ma di dare forma a un’idea. L’idea che l’intelligenza artificiale, se governata con senso critico, può diventare non soltanto leva economica ma principio culturale e valore sociale. Morelli, infatti, non è un tecnocrate né un evangelista digitale. È un costruttore. Lo era già quando, nel 2016, al Comitato Europeo delle Regioni partecipava da esperto all’analisi dell’impatto della direttiva copyright nell’economia digitale europea. Le sue mani non programmano soltanto: progettano scenari. Quando si occupava di risk analytics in Admiral Group, o di Open Banking in TrueLayer, non si limitava a gestire dati: li leggeva come se fossero testi, come se ogni informazione fosse un frammento di un racconto più ampio. In questo approccio c’è qualcosa di profondamente umanistico, quasi letterario: come se l’AI, sotto la sua guida, smettesse di essere mera tecnologia e cominciasse a somigliare a un linguaggio. Uno strumento per disegnare il mondo, non solo per misurarlo.
E in fondo Morelli questo lo sa bene perché arriva da una storia che della complessità ha fatto una disciplina. Inizia con la musica, sì, ma non come hobby pomeridiano. Parliamo di un ragazzo che a diciotto anni incide e pubblica un disco di inediti con un gruppo rock progressivo locale: vive le prove, le attese, le corde tese e gli errori sul pentagramma. La musica gli insegna il ritmo, la pazienza, la precisione. Poi arriva la comunicazione, le scienze digitali, l’analisi dei sistemi complessi. Milano lo accoglie come studente, Londra lo riveste come pensatore. Non è un caso che oggi, mentre si parla tanto di “trasversalità delle competenze”, Dario incarni proprio questo: l’ibrido felice tra arte e scienza, tra logica e visione.
Quando NetSol lo sceglie, trova una mente capace di figurare il cambiamento. In un’epoca in cui la velocità è un feticcio e la tecnologia un totem, Morelli introduce un’altra grammatica: quella della riflessione. Lancia progetti in cui l’intelligenza artificiale non serve a “sostituire l’uomo” ma a “sostenerlo nei suoi limiti” migliorandone le scelte, prevenendo errori, ottimizzando risorse.
Con l’avvio di Transcend AI Labs e arricchito dalle precedenti esperienze nei settori fintech, assicurativo ed entertainment, Morelli viene chiamato a ridefinire le logiche di interazione tra software tradizionale e intelligenza artificiale, e più in generale dei servizi digitali. Le sue soluzioni basate sui dati hanno già modificato il modo in cui si valutano i rischi e si gestiscono i pagamenti nei mercati europei e latinoamericani. E non parliamo solo di algoritmi ma di impatti tangibili: velocizzazione delle procedure, riduzione degli errori, personalizzazione dei servizi. Le sue intuizioni sono state adottate da piattaforme che gestiscono i proventi del patrimonio musicale di icone come Paul McCartney e degli eredi di Elvis Presley, dimostrando che la tecnologia può anche essere custode della cultura.
Nel frattempo, resta saldo il suo legame con l’Italia. Non solo perché il suo percorso ha radici profonde a Milano, tra università e progetti musicali. Ma perché decifra quell’eleganza di pensiero propriamente mediterranea, fatta di dubbio, ironia e passione. E in ogni occasione pubblica, che si tratti di un keynote a Londra o di una riunione strategica a Lahore, Morelli porta con sé i suoi maestri, i luoghi dove ha imparato a pensare, le storie che lo hanno formato. In questo senso, Brindisi si configura come un “porto mentale”, un punto da cui partire per comprendere l’altrove. E forse è proprio questa radice che rende la sua leadership diversa: più umana, ascoltante e orientata alla costruzione di senso. Così, Dario Morelli si offre come un interprete del tempo che stiamo vivendo, un tempo in cui abbiamo bisogno di teste pensanti più che di strumenti potenti e sovrani. Di chi sappia fare del sapere una forma di responsabilità. Di chi, come lui, continui a vedere nei dati racconti da ascoltare. E nel futuro, non una fatalità da temere ma una storia da scrivere con coraggio e misura.
Roberto Romeo (dal settimanale Agenda Brindisi – 30 maggio 2025)

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