UNA LETTERA DI LEO CAROLI – Ciao a tutti, si riparte, che gioia! Riparto io, dopo un lungo e complicato periodo di difficoltà personali, in cui mi sono rifugiato negli affetti familiari per cercare e trovare sostegno. Finalmente, mi sento forte, determinato, pronto a rinascere. E mi piace farlo anche attraverso questo post. Riparte il Paese, dopo aver scoperto le proprie debolezze, messe a nudo dalla enormità della tragedia sanitaria, e, al tempo stesso, la propria forza resistente, apparsa invece sopita di fronte alle crescenti demagogie populiste e facilonerie culturali. Questo 18 maggio, pertanto, è per me data doppiamente speciale. Perché è vero, la pandemia ci ha messo alla prova e, purtroppo, continuerà a farlo. Non abbiamo ancora un vaccino e Covid-19, pur frenando, non arresta la mattanza in Italia e nel mondo. L’economia, le reti locali del sistema economico – produttivo soffrono come mai accaduto prima, dal dopoguerra. E tante, troppe famiglie sono allo stremo, drammaticamente. Eppure, oggi è giornata gaia, perchè è quella della cesura. Mi piace, infatti, pensare ad un’ Italia che si prende una brevissima pausa, giusto il tempo di un lungo, profondo respiro. Ecco, rifiatiamo tutti insieme (mi raccomando, a distanza di sicurezza!) per dare il taglio e ripartire uniti!Si, ci sono le condizioni per la rinascita, dopo la resistenza. Ma corriamo dei rischi, vorrei segnalarne un paio: Il primo è quello di rimanere bloccati nella morsa, stretti tra il semplicismo del (tanto) “andrà tutto bene”, che potrebbe deresponsabilizzare gli italiani. E la pregiudizievole demonizzazione di ogni misura di contrasto alla crisi e di rilancio del Paese … a prescindere! Confesso, questa seconda faccia della morsa, oltre a preoccupare, disgusta: finge di interpretare le paure del Paese ma, in realtà, le provoca, le alimenta. L’effetto è annichilente. L’obiettivo esclusivo quello del sovvertimento politico. La rinascita, invece, ha bisogno del concorso di tutti. Onesto, autentico, responsabile e consapevole. Senza pregiudizi né retropensieri. Perché ognuno di noi sarà determinante per il proprio ruolo nella famiglia, nella comunità, nel e per il lavoro, nelle associazioni, nelle istituzioni, nel mondo. Il secondo rischio è quello di conservare modelli di pensiero vecchi, sino a ieri predominanti ed oggi del tutto opposti ai valori di rinascita. Attenzione quindi agli effetti deleteri del “prima noi”. Questo cattivo paradigma presuppone che ci sia bisogno di tenere sempre qualcuno dopo di noi per assicurarci il benessere, cioè da lasciare indietro (ieri i meridionali, oggi i migranti. E poi? i disoccupati , le famiglie che non ce la fanno da sole? i più fragili, quelli di fede diversa? E dopo? quelli della regione vicina, del campanile affianco e tutti quelli ritenuti “diversi” dal pensiero dominante?). Inaccettabile, incompatibile con la rinascita che non potrà esserci se si sceglie già in partenza di lasciare indietro qualcuno, escluso.Dovrà invece essere il valore della solidarietà ad ispirarci nei nostri comportamenti quotidiani. E ad ispirare la politica per avere più presenza dello Stato ( e non meno mano pubblica, come è stato negli ultimi lustri di storia italica) con politiche sanitarie, economiche, ambientali, industriali, della conoscenza e sociali a garanzia di chi più stenta tra le famiglie, le imprese, i territori, le persone. Ottimo viatico per un nuovoumanesimo. Buona rinascita a tutti. Leo Caroli
Task Force regionale: la «ripartenza» del presidente Leo Caroli
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