Autore: Attualità IN EVIDENZA

Pino Marchionna: certe storie di antifascismo, social e «imbecillità»

(a .c.) – Dalla bicromia alla monocromia, dal «Giallo e Nero di Puglia» – rassegna ben nota a Giuseppe Marchionna – al «giallo» social di una risposta pubblicata e poi rimossa. In queste ore il primo cittadino di Brindisi è al centro di polemiche di natura prevalentemente politica per non aver parlato di «antifascismo» durante il discorso pronunciato in occasione della cerimonia commemorativa dell’80° Anniversario della Liberazione, in piazza Santa Teresa. Di Riccardo Rossi e Francesco Cannalire e dei loro strali all’indirizzo di Marchionna abbiamo già detto pubblicando il video del discorso del sindaco. Parliamo dettagliatamente del provocatorio post Facebook del collaboratore di un quotidiano pugliese: «Sindaco, io sono antifascista. Lei lo è?». La risposta del primo cittadino è arrivata, è stata pubblicata sullo stesso profilo Facebook, ma è stata poi rimossa. Ma qualcuno – noi compresi – l’aveva letta e si sarà chiesto perché è stata cancellata. E allora abbiamo interpellato direttamente il sindaco, dopo la inopportuna e censurabile raffica di «imbecille» all’indirizzo dei polemisti e dei suoi accusatori apparsa sul medesimo giornale nell’intervista concessa, guarda caso, al suo stesso provocatore mediatico. Ma prima di chiedere (ottenendolo) il testo della replica Facebook, gli abbiamo chiesto la ragione della rimozione: «Sindaco ho cancellato il commento per non alimentare sterili polemiche». Sterili polemiche dopo i fuochi d’artificio? Ecco la risposta personale di Pino Marchionna: «Poteva anche non cancellarlo. Le ripeto quello che ho scritto nel post che mi dice di aver cancellato: io sono un socialista libertario e sono contro tutti i regimi totalitari che nel Novecento e anche oggi limitano le libertà dei popoli. Il fatto che ci sia una frangia più o meno grande che pretenda l’uso di termini che certo hanno avuto grande valenza nel passato, ma che oggi mi appaiono un po’ desueti di fronte alle nuove forme di autoritarismo che si affermano nel mondo (guerra dei dazi, cyber criminalità, ecc.) mi manda un po’ in bestia. I pericoli per la democrazia oggi sono altrove e non basta rimenarsi a una stagione straordinaria che ha fatto l’Italia libera, ma in un contesto totalmente diverso dall’attuale. Per me l’incidente è chiuso».

Incidente chiuso, ma non è chiuso il racconto di questa storia social, destinata ad alimentare altre polemiche. Ecco il post cancellato: «Non rispondo mai alle critiche sui social. Ma questa volta voglio fare un’eccezione per due motivi: il primo è che a questa domanda le ho risposto non più tardi di un’ora fa, rammentandole che ho quasi 72 anni e sono antifascista sin dalla più tenera età. La seconda è per ricordarle che nel mio discorso (che evidentemente lei ha seguito distrattamente) ho nettamente condannato i regimi totalitari del Novecento e quelli che ancora oggi affliggono le popolazioni in varie parti del mondo. Se poi lei vuole sentire a tutti i costi parole come antifascismo o nazifascismo che evidentemente le producono un brivido di eccitazione particolare, faccia pure. Per quanto mi riguarda, modulo il mio vocabolario tentando di adeguarlo a tematiche più stringenti e adeguate ai tempi.
Infine, avrà pure 24 anni e scrive sui giornali, ma non è corretto interpellare la gente per raccogliere una dichiarazione e poi non fare alcuna menzione di quello che le è stato detto. Mi ha costretto a questo per me irrituale chiarimento. E le posso garantire che non è una cosa di cui lei possa andare fiero. Stia bene».

Una ricostruzione monca del post di partenza, quello della procazione. Eccolo: «Sindaco, sono un antifascista. Ho anche 24 anni e di mestiere scrivo sui giornali. Oggi ero presente alla cerimonia per la Festa della Liberazione, che si è svolta a piazza Santa Teresa. Era presente anche lei. Ho ascoltato il suo discorso, tutto. Lei ha parlato di libertà, di democrazia, ma mai di antifascismo. Mai. A ricordarle questa parola sono stati alcuni cittadini, sicuramente antifascisti, presenti. “L’Italia dev’essere antifascista” le hanno urlato, ma lei è tornato composto al suo posto. Sindaco, io sono un antifascista. Ciò che so è che libertà e democrazia, in questo paese, sono state portate dai partigiani. Di destra, di sinistra, apolitici. Cosa avevano in comune? Il desiderio di un’Italia libera e democratica, ma soprattutto antifascista. Sindaco, io sono un antifascista. Lei è un socialista che ha scelto di candidarsi con Forza Italia e amministrare la città insieme a Fratelli D’Italia, Lega e altri. Lei, è anche il sindaco di Brindisi. Lei, è il sindaco di chi l’ha votata, ma anche il sindaco di chi non l’ha fatto. E se lei può esercitare la sua carica di sindaco in totale libertà e democrazia, non è per merito di gente che era solo libera e democratica. È merito di partigiani morti per quell’obbligo morale chiamato antifascismo, sognando un’Italia libera dall’oppressione nazifascista. Io scrivo sui giornali e so che le parole hanno un peso. Usare una parola bellissima come “antifascismo” tiene viva la memoria di chi è morto da partigiano, da uomo libero e democratico, da antifascista. Non usarla è voler ignorare una parte di storia, bypassarla, passarci intorno. Sindaco, io sono un antifascista. Ho anche 24 anni e di mestiere scrivo sui giornali. Oggi ero presente alla Festa della Liberazione e ho ascoltato il suo discorso. So che è il sindaco di Brindisi e che è un socialista. Eppure, una domanda mi sorge spontanea: Sindaco, lei è antifascista?».
E stamane le caustiche e contestatissime affermazioni di Marchionna. Ecco il servizio.

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