Autore: Rubriche Zona Franca

Brindisi e il «Gioco dell’oca»

Il gioco dell’oca è nato a Brindisi. In realtà non è vero ma potrebbe essere verosimile o, almeno, chi l’ha inventato potrebbe essersi ispirato alla nostra città. Per chi non lo conoscesse, è uno dei più popolari e più antichi giochi per ragazzi (ormai di una volta); i partecipanti, lanciando due dadi, si muovono sul percorso di un numero di caselle pari al numero realizzato col lancio, sino a raggiungere l’ultima casella del circuito. Non è, pertanto, un gioco di abilità ma di fortuna, semplice semplice, ma se sei particolarmente «sfigato» alla conclusione non arrivi mai, capiterai in una di quelle caselle che prevedono come penalità il ritorno al punto di partenza. Proprio come capita alla nostra città, quando pensiamo di aver ottenuto un buon risultato ci ritroviamo punto e a capo.
Questo paragone si è spontaneamente materializzato leggendo le conclusioni a cui si era pervenuti in una seduta congiunta delle commissioni regionali sanità, ambiente e attività produttive. In tale seduta erano stati convocati in audizione i vertici regionali e locali dell’Arpa Puglia per discutere anche di quanto era accaduto a Brindisi per la questione Versalis. Quali sono state le conclusioni? Che la rete di monitoraggio dell’area industriale è inadeguata: la (ri)scoperta dell’acqua calda. Notizia che il sindaco Riccardo Rossi considera importante e gli fa affermare che «non è pensabile controllare emissioni e ricadute delle stesse con centraline di proprietà Versalis».
Fa specie, però, che tale inadeguatezza possa risultare una novità. Chi vuol spacciarla per tale ha, o vuole avere, la memoria corta e fa un falò delle tante «battaglie» condotte contro un sistema che ostacolava controlli adeguati alla complessità industriale brindisina. Saranno dadi truccati quelli che lanciati ci fanno arrivare ad una casella «sfortunata» che ci rimanda impietosamente indietro. L’inadeguatezza del monitoraggio ambientale era già un serio problema che i sottoscrittori della Convenzione del 1996 intendevano risolvere con l’istituzione di un comitato che doveva controllare sia la corretta applicazione dell’accordo che la questione del monitoraggio ambientale. L’Amministrazione comunale di allora, nonostante i cospicui finanziamenti di Enel e di altre aziende, ostacolò l’attività del comitato impedendo di fatto ogni minima attività, arrivando a dirottare altrove le risorse economiche.
Dopo oltre vent’anni, ci ritroviamo a discutere dello stesso problema: siamo tornati all’inizio del «gioco».
E non è il solo caso. Il Documento programmatico preliminare (atto urbanistico propedeutico al PUG) fu approvato il 25 agosto 2011 grazie all’aiuto dell’opposizione che non fece mancare il numero legale messo in pericolo dalla «fuga» di una parte della maggioranza. Quel DPP, tra l’altro, destinava l’area occupata dalla centrale elettrica Edipower Brindisi Nord (ora proprietà A2A) alla retroportualità, una decisione che incontrò un vasto favore e l’apprezzamento delle associazioni ambientaliste. Fu una decisione non scontata visto che l’Amministrazione era di centrodestra (quella di Domenico Mennitti) ma per correttezza bisogna ricordare che l’assessore all’urbanistica era l’architetto Tonino Bruno. Pare – il dubitativo è d’obbligo poichè sull’argomento vige un forte riserbo – che nel nuovo DPP quell’indirizzo è in parte cambiato. Non si capisce tanta riservatezza dal momento che alla stesura di questo documento urbanistico si è arrivati dopo una lunga serie d’incontri pubblici organizzati dall’assessore Dino Borri. Ma è passato oltre un anno e non si sa nulla.
Nessuno vuol fare la guerra ai progetti di A2A che sicuramente saranno bellissimi e, come al solito, produrranno tanto benessere e occupazione. Ma questi progetti potrebbero essere realizzati in un altro punto della vasta zona industriale, mentre un’area retroportuale non può che essere nelle immediate vicinanze del porto. Ma forse a qualcuno non è chiaro il significato di retroportualità o la sua importanza per l’economia del porto trattandosi di un sistema territoriale complesso interconnesso con le aree portuali, in cui si insediano attività produttive che esigono servizi logistici marittimi e terrestri e tali servizi sono imprescindibili dalla attività industriale.
All’inizio di questa settimana, a Brindisi, è stata notata la presenza dell’assessore regionale Cosimo Borraccino, presenza che ha avvalorato la voce di una riunione tenutasi presso il Comune con un paio di grosse aziende del territorio per discutere degli obiettivi di decarbonizzazione caldeggiati dalla Regione. Sembra che si sia discusso anche di grossi progetti riguardanti parchi fotovoltaici in aree non più produttive. Non sono argomenti di poco conto ed è strano che nessun organo di informazione ne abbia parlato. Viene anche da pensare che si tratti di una «bufala» altrimenti sarebbe inspiegabile tale riserbo. Tenuto conto dei forti interessi e delle conseguenti pressioni che gravano su alcune tematiche, sarebbe utile, per diminuirle, confrontarsi col territorio per ottenere conforto e risultati migliori.

Giorgio Sciarra

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