Ad un mese esatto dalla scomparsa del dottor Alberto Leoci (commercialista, giornalista e uomo di sport), il magistrato Nicola Passarelli lo ricorda sul piano umano e professionale, ripercorrendo le tappe della travagliata vicenda del fallimento della SACA di Brindisi. Quella complessa vicenda fu rivissuta ed «esplorata» in occasione della presentazione del libro «SACA – Una storia meridionale» in un incontro che si tenne a Palazzo Granafei-Nervegna il 16 maggio 2014 con il coordinamento del nostro direttore Antonio Celeste. Il libro, scritto proprio da Passarelli e Leoci, fu edito da «BR Edizioni», un laboratorio letterario nato dalla passione per la propria terra di tre brindisini: Mario Ragione, Federico Balsamo e Veronica Balsamo.

IL RICORDO – Il dottor Alberto Leoci era un professionista molto conosciuto ed amato.
Il dolore e la profonda emozione provata dinanzi alla sua salma quel giorno mi impedirono di parlare di lui e di rivolgergli l’estremo saluto. Più rassegnato dinanzi al mistero della morte lo faccio oggi in occasione del trigesimo anche se emotivamente coinvolto perché con Alberto vi è stata una lunga amicizia ed una intensa esperienza di lavoro in occasione del fallimento della SACA. Prima di quella esperienza conoscevo il dottor Leoci sul piano professionale e lo avevo apprezzato quale professionista, ma non ne conoscevo l’animo ed
i pensieri. Fu solo durante la lunga collaborazione svolta nella gestione del fallimento
SACA che ebbi piena contezza della dimensione umana di Alberto Leoci.
L’avvocato Stefanelli ed io avevamo, per natura e carattere, una impostazione più severa, più antica e forse fatta di maggiore pudore anche nell’approccio con i tantissimi personaggi di diversa caratura di quella procedura, mentre Leoci più estroverso, solare e disponibile ebbe contatti più aperti. In tal modo, si mostrò subito utile nel costruire un clima più disteso specialmente tra Amministrazione fallimentare e le maestranze che nutrivano, all’inizio, una profonda diffidenza, atteso che da otto mesi non percepivano alcun corrispettivo.

Il sorriso e la disponibilità sono, indubbiamente, elementi essenziali di ogni relazione e Leoci, proprio attraverso questo suo atteggiarsi confidenziale ma sempre rispettoso, diede un contributo notevole a costruire rapporti più distesi e sereni, ponendosi sempre in veste di conciliatore delle diverse posizioni. Percepiva le speranze, le paure ed anche i desideri di ciascuno di essi e fu, pertanto, un intermediatore persuasivo e sincero. Operò con trasporto per il buon esito della procedura, esprimendo in tal modo una grande empatia che consenti di azzerare ogni diffidenza e di creare, in poco tempo, un ambiente con un volto diverso, più disteso ed a misura di uomo.

Tale nuova realtà più serena e di estimazione permise a tutti di affrontare difficoltà che inizialmente erano state ritenute insuperabili e si ebbe una quotidianità più tollerabile,, con relazioni più semplici e dirette, ed anche una maggiore produttività da parte delle maestranze che permise di raggiungere risultati insperati al termine della gestione provvisoria con la consegna a tutti i committenti, nazionali ed internazionali, nei tempi concordati, tutto quanto da essi contrattualmente richiesto.
Il contatto quotidiano che si protraeva spesso anche durante le ore della notte, specie quando l’Amministrazione fallimentare dovette lavorare con tempistiche strettissime, per permettere a tutte le maestranze di conservare il posto di lavoro, creò tra i vari attori della procedura (I’avv. Stefanelli, il dr. Leoci e me) un coagulo di sentimenti profondi ed un rapporto di schietta amicizia e cordialità.

Ebbi modo, infatti, in quel frangente, di avere vicino il dottor Leoci, di conoscerne l’indole e la sua dimensione umana. Apprezzai la sua vitalità, il suo senso dell’umorismo, la immediatezza nell’esternare in suo essere spontaneo e l’apertura per il prossimo. Il lavorare insieme, anche tra tante difficoltà, sofferenze ed amarezze che non mancarono, fu occasione per costruire un rapporto di vera amicizia e da quel tempo, non fu per me più il dottor Leoci, ma solo Alberto. Peraltro, era connaturato in lui il senso dell’amicizia, tant’è che chiunque lo avvicinasse diveniva amico.
Brindisi è sempre stata piena di amici di Alberto ed il giorno della sua scomparsa erano tutti accanto a lui, tutti costernati e sopraffatti da un’ondata di nostalgia. C’ero anche io, commosso ed addolorato, pieno di ricordi per avere percorso con lui un lungo segmento anche di vita amicale in cui ebbe a dare in molte occasioni testimonianza di affetto, di generosità, di disponibilità, e, soprattutto di amicizia sincera.

Nel silenzio di quella veglia, ricordai che un giorno di tanti anni fa, espressi ad Alberto il mio desiderio di scrivere un libro senza alcuna pretesa letteraria sulle vicende della SACA, orgoglio della industria brindisina, solo per lasciare traccia di un evento significativo della storia della città di Brindisi. Ne fu entusiasta e, per rivendicare un suo ruolo in quelle turbolenti vicende, mi chiese di dargli spazio nel libro che avrei scritto.
Fui ben lieto di concedere quello spazio, perché potesse, in maniera diretta, riportare le sue esperienze ed il suo pensiero su quella tragedia. Lo fece, riportando in quelle pagine il segno della sua schiettezza e del suo impegno, ma anche della sua inimitabile gioiosità.
Fu autentico figlio della sua Brindisi ed in quelle pagine manifestò lo spirito e la natura della sua città ed anche il suo viscerale attaccamento ed amore per la sua terra.
Brindisi ricorderà sempre la sua figura sorridente e gioviale il suo approccio accattivante e continuerà ad avvertire sempre la presenza, perché Alberto è rimasto e rimarrà nei nostri cuori. Anche nella giornata di oggi, così piena di solitudine, rivolgo ad Alberto con commozione, il mio pensiero affettuoso e nostalgico ed il mio saluto pieno di gratitudine per tutto quanto trascorso insieme.
Nicola Passarelli – Brindisi, 13 aprile 2025