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Divagazioni sui gasteropodi

«Gasteropode … e ce deti?», potrebbe dire tra sé e sé il lettore, facendo il verso involontario a quel Don Abbondio un po’ in difficoltà con i filosofi greci del II secolo a.C. Tranquilli, ve lo dico subito. La parolaccia si riferisce ad animaletti molto comuni, qualcuno dotato di casa-roulotte (chiocciola), qualcuno no (lumaca). Quest’ultima può essere piccola o grande (lumacone), di terra e di mare. Manca quella di cielo e poi saremmo allo sventurato quanto celebre annuncio di guerra dell’uomo che «rovinò l’Italia».
Ma torniamo alle lumache, innocue bestioline con le antenne da alieni, hailoro, cibo prelibato per animali e cristiani. Da noi mangiamo «li cuzzedde», anche con la panna, in Francia, megalomani in tutto, degustano le «escarrgot». Anche in letteratura non mancano le lumachine, già a partire da una favola di incerta attribuzione («La lumaca e la lepre») sfacciatamente ricalcata sulla più nota storiella della lepre e della tartaruga di Esopo, e fino a quella di Fedro («Il bruco e la lumaca»). Trilussa ha scritto centinaia di poesie con soggetto animale: volete che non abbia onorato un gasteropode? «La lumachella de la Vanagloria/ ch’era strisciata sopra un obelisco,/ guardò la bava e disse: Già capisco/ che lascerò un’impronta nella storia».
A proposito di bava di lumaca, lo sapete che ha rinomati usi cosmetici? Ma che schifo! Un altro grande, Luis Sepulveda, dopo aver glorificato gatto e gabbianella, scrisse «Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza». Ma forse, al giorno d’oggi, si conosce più la chiocciola della lumaca … @: ce l’abbiamo sempre davanti agli occhi, sul cellulare, sul PC, sul tablet. Vezzosa, birichina, questa «a» con girandola sembra un tondino, una minigirella Motta, un gattino acciambellato. Non per niente in Grecia è detta «Paperino», in Serbia «Scimmia». Molti pensano che sia nata negli anni Novanta, quando la geniale invenzione di Ray Tomlinson, messa a punto nel lontano 1971, si diffuse anche da noi come formidabile strumento di comunicazione. In realtà la @ era presente sulle tastiere delle macchine per scrivere statunitensi sin da fine’800, perché era la «at» commerciale, sorella della &. Studi abbastanza recenti hanno poi dimostrato che la chiocciola risale ad epoca molto più antica, e precisamente al ‘400. Allora detta «anfora», era utilizzata come unità di misura nelle scritture commerciali dei mercanti veneziani.
Tornando a noi, l’uso del PC mandò in pensione macchine per scrivere e set di scrittura «penna-buste-carta da lettera». Alcune espressioni storiche divennero improvvisamente ridicole. «Scripta manent, verba volant», «Carta canta e villan dorme» … ma quando mai? «Ti mando una mail» è la frase che rivoluzionò il mondo, e da allora la @ si impresse nelle nostre menti. Quanta strada ha percorso la lentissima chiocciola!
Gabriele D’Amelj Melodia (Rubrica CULTURA – Agenda Brindisi 3 dicembre 2021)

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