Autore: Cultura IN EVIDENZA

Massì, diamoci pure del «Lei»!

Il malvezzo non è nuovo, perché va avanti da almeno vent’anni. Tuttavia intendo riprendere l’argomento per contestare un deleterio fenomeno di costume che, con la scusa di fluidificare la comunicazione, abbatte ogni distanza sociale e d’età imponendo un livellamento linguistico che non tutti accettano di buon grado. Mi riferisco all’abitudine di dare del «Tu» a tutti, indiscriminatamente. La seconda persona singolare dilaga al bar, al supermercato, in palestra, ma anche in ospedale, negli uffici. In genere sono giovani commesse, cassiere, banconiste, ad apostrofare in modo confidenziale i clienti, sia quelli abituali che occasionali. Un pronome personale diffuso a tappeto, indirizzato erga omnes senza distinzioni. Ne sono vittime anziane signore, professionisti di mezza età e vecchi pensionati. Molto in voga anche la consuetudine, da parte della gente del popolo, di rivolgersi al  medico di base o al farmacista con l’ amichevole Tu che, in questo caso, veicola sì un messaggio di fiducia e d’intesa, ma a discapito di ogni buona creanza. Ciò che davvero indispone è il fatto che, qualche volta, l’interlocutore al quale dai del Lei ti risponde con grande faccia tosta dandoti del Tu, come se fosse una cosa normale e scontata. Il disappunto che si avverte in tali casi è direttamente proporzionato all’età: più si invecchia e più si è meno disposti a tollerare gratuite confidenze. Questo tipo di approccio informale è più diffuso nel nostro Sud rispetto al Nord. E meno male, perché sarebbe ancora più shoccante sentirsi dare, dalla ragazzotta di turno, l’insopportabile «Te»!

Qualche pseudo sapientino giustificazionista difende l’abuso del Tu citando il Tu latino e lo You inglese. E’ vero che gli antichi Romani davano del Tu allo schiavo come al senatore, ma poi le cose  sono cambiate. Dal III secolo d.C. si passò all’uso della seconda persona pl­­urale «Vos» e, dal Medioevo, si impose il «Voi». Anche Dante dà del Voi a Beatrice. Quanto all’inglese, è dai tempi di Shakespeare che non si usa più il «Thou» corrispondente al nostro Tu. Non è affatto vero che i popoli di lingua inglese diano del Tu a tutti,  perché «You» vuole dire sia Tu che Voi, a seconda del contesto. L’allocutivo di cortesia «Lei» compare nel ‘500 ed è stato sempre adoperato. Solo il Fascismo gli preferiva il più virile «Voi» che, nel famigerato annus horribilis 1938, fu addirittura prescritto con provvedimento governativo. L’uso di questo pronome dal sentore un po’ rétro, popolare e vagamente borbonico, è rimasto solo al Sud, specie a Napoli, sia nel gergo parlato («Dottò, Vi interessa l’articolo?») che in quello recitato (penso alle commedie di Edoardo De Filippo). Concludendo, rivendico con determinazione l’uso del Lei di rispetto, esigendolo da tutti coloro che non conosco e dai più giovani, in linea con l’impeccabile motivazione addotta in un rapporto disciplinare stilato da un brigadiere dell’Arma: «Il carabiniere Capurro mi dava del tu, mentre io, per lui, ero Lei». E’ un allocutivo di cortesia storico, nobile ed elegante, trasversale, ecumenico, unisex, che combatte la sciatteria omologante del linguaggio social. E allora, perché mai non usarlo? «Sempre W il Lei!».                                                         

Gabriele D’Amelj Melodia (foto) – Agenda Brindisi 4 novembre 2022)

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