Autore: Allegro ma non troppo Rubriche

Cosa vogliono queste femministe?

Settimana «caliente» per le rivendicazioni di genere. Dallo sgarbo istituzionale a Ursula Von Der Leyen, invitata da Presidente della Commissione Europea a un incontro con due uomini, di cui uno dittatore, per discutere di come gestire le frontiere e impedire a poveri disgraziati di sfuggire a un’esistenza disumana. La figura da povera disgraziata l’ha fatta lei. Non le avevano riservato neanche una sedia. Pretendiamo il rispetto di genere da chi non rispetta i diritti umani?
A seguire poi la campagna femminista, un’altra a cui si danno nuovi nomi inglesi, per denunciare pessimi antichi comportamenti latini.
Catcalling, il lamento del gatto per indicare l’atteggiamento sbruffone che il simpatico maschio riserva alle malcapitate di passaggio. Di cosa ci lamentiamo come i gatti? Suvvia, a tutte piacciono i complimenti. Anche quelli non richiesti, accompagnati da gesti volgari, rivolti da sconosciuti? E chissà perché noi donne, quando passeggiamo, non pensiamo di passare al vaglio chi incrociamo per strada.
Poi è stata la volta della Murgia, ha espresso un certo timore, per la svolta «militare» della lotta al virus. Vedere un uomo in divisa, che minaccia «fuoco alle polveri« e fa bella mostra delle sue medaglie, che la giacca non basta, per combattere un nemico impercettibile … Insomma, questo linguaggio bellico tutto maschile, come ha rimarcato la stessa scrittrice, ha un po’ stancato e soprattutto richiede un nemico «in carne ed ossa» e se il nostro è visibile solo al microscopio poco ci vuole a inventarne uno a misura.
Ma gli uomini italiani, colpiti nel simbolo virile per eccellenza, l’uniforme militare, non se la sono tenuta, hanno inondato i social con le sbiadite immagini della loro Naja, quando «servivano la Patria» aggiungendo tacche alla stecca.
Chissà perché le gag esilaranti di Crozza che imita il Generale Figliuolo insignito dell’«Ordine di Gran Pulsantiere di Malta», che usa le sue medaglie come citofoniera per il corriere di Amazon, chissà perché non hanno provocato un colpo di Stato.
Subito dopo la cronaca ci poteva fornire il nostro riscatto. È venuto a mancare il Principe Filippo, non proprio come la «Candle in the Wind» di Lady Diana visto che il vegliardo ha sfiorato il secolo di vita. Personaggio che a dispetto del ruolo, di eterno secondo, aveva una personalità molto marcata, ammesso che la serie tv «The Crown» sia attendibile. Repubblica ha titolato il suo servizio «Il Principe che sapeva stare un passo indietro». Finalmente, penseremo noi. Seppure un titolo così per una consorte non avrebbe fatto notizia. Finalmente un uomo che accetta un ruolo da comprimario. Eh, no! A quel punto noi donne ci siamo lamentate … ancora? Non è giusto che si rimarchi la sua inferiorità, è un marito che è stato accanto a sua moglie, non indietro. E niente … ragazze, sapete che vi dico? Ognuna ha l’uomo che si merita.
Valeria Giannone (Rubrica ALLEGRO MA NON TROPPO – Agenda 16 aprile 2021)

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