Il torneo amichevole di Cavallino Treporti (8-9 settembre), in attesa del classico memorial «Elio Pentassuglia», è l’occasione giusta per verificare sul campo quanto abbiamo documentato con il nostro diario quotidiano durante i primi giorni di preparazione estiva della squadra di coach Fabio Corbani. Due partite molto diverse: una sconfitta di misura all’esordio contro Treviso (80-72), ed una vittoria (convincente) ai danni di Varese. Partite diverse anche per ritmo ed intensità ma che ci danno buoni parametri per analizzare il gioco ideato dallo staff tecnico. Al termine di questo articolo potete trovare la lavagna tattica. Iniziamo analizzando l’aspetto difensivo e le differenze tra la prima e la seconda partita. Entrambe le partite sono state giocate a ritmo alto, ma mentre nella prima le difese sono riuscite a contenere le percentuali dell’avversario, nella seconda è stato tutto un su e giù per il campo con i due attacchi a farla da padrone. Molto diverse anche le scelte tattiche operate dallo staff brindisino, dopo una precisa difesa di aiuti e recuperi, i cosiddetti “stunt” che abbiamo imparato a conoscere guardando la nazionale allenata da coach Pozzecco.
Nella seconda partita (105-97) Brindisi ha fatto scelte nettamente più radicali, spingendo forte sui cambi di marcatura che hanno reso effettivamente più difficili le letture degli uomini di Varese. Lo standard difensivo rimane, in entrambi i casi, quello di spingere l’attacco avversario verso il centro del campo, negando le penetrazioni sulla linea di fondo. Una volta forzata la direzione dell’attaccante si attivano gli aiuti che vogliono indirizzare la palla verso gli angoli senza mai attraversare l’area, ciò permette alla difesa di coach Corbani di essere sempre molto bilanciata e quindi non perdere vantaggio a rimbalzo (50 catturati nella partita con Treviso). Non esiste, tuttavia, un sistema difensivo che non abbia delle controindicazioni e l’attento staff trevigiano, in qualche occasione, è riuscito a mettere il sassolino nell’ingranaggio.
In attacco analizziamo le due chiamate principali, delle quali abbiamo osservato la costruzione durante la preparazione: “pugno” o “fist” e “due-lato”. Nel video ci dilunghiamo nella spiegazione dei movimenti dei giocatori, mentre qui nell’articolo testuale ci possiamo limitare a definirle due chiamate che mettono in risalto le qualità offensive degli esterni, senza però precludere la strada a buone conclusioni da parte dei lunghi, sia in situazioni di tagli al ferro, sia in situazioni di tiro da fuori aprendosi sul perimetro dopo il blocco.
Al termine di queste due partite possiamo avere un quadro più chiaro delle peculiarità della squadra allestita da Leo DeRycke: possiamo confermare, ad esempio, che Riismaa e Bayehe sono nettamente gli uomini più pronti dal punto di vista atletico, in virtù dell’estate spesa a giocare vere partite con la propria nazionale; Senglin ha mostrato la sua capacità di playmaking, fin troppo oscurata dalla presenza di un compagno di reparto ingombrante in quel di Reggio Emilia, ma anche buone letture difensive. Mitchell si è confermato un attaccante in grado di prendersi la squadra sulle spalle, Laszewski è stato prezioso con buone soluzioni offensive sia dentro l’area sia dall’arco, ma soprattutto facendo tante piccole cose che hanno aiutato i compagni. Aspettiamo le migliori condizioni fisiche prima di giudicare Johnson e Laquintana. In generale coach Corbani ha alternato i quintetti andando tanto nella direzione dello small-ball quanto nella direzione opposta, schierando quintetti con Johnson, Laszewski e Lombardi contemporaneamente in campo. Mentre la squadra era impegnata con il torneo è arrivato in città Xavier Sneed che debutterà in occasione del memorial Pentassuglia (15-16-17 settembre).
Servizio e schede tattiche a cura di Paolo Mucedero
HAPPY CASA BRINDISI: LA NOSTRA LAVAGNA TATTICA DEDICATA ALLA DIFESA
HAPPY CASA BRINDISI: LA NOSTRA LAVAGNA TATTICA DEDICATA ALL’ATTACCO
