Autore: L'angolo della cultura Rubriche

Progettare un mondo migliore

Rubrica Cultura

E’ nella natura umana sognare e progettare un mondo migliore, anzi il mondo perfetto in cui tutto sia armoniosamente a misura d’uomo. Partendo da lontano, si intrecciano nella fabula del mito i paradisiaci giardini dell’Eden, che non sono prerogativa della Bibbia ma patrimonio fantastico dell’umanità, dalla civiltà dei sumeri a quella greca (gli orti delle Esperidi), dai paradisi buddisti a quelli induisti.
Già nel IX secolo a. C. Omero, nell’Odissea, aveva creato il topos dell’isola felice (I. dei Feaci, e Ogigia). In seguito fu Esiodo ne «Le opere e i giorni» a descrivere le meraviglie dell’età dell’oro, quando gli uomini «tutte le cose belle avevano», vivendo in pace, senza malattie né morte. Poi arrivò Platone a parlarci di Atlantide e della sua Repubblica ideale.
Nel 500 fu Thomas More a ipotizzare la sua aurea isola di Utopia, luogo dell’anima e della mente, dove i suoi abitanti avevano assicurati i mezzi di sostentamento senza dover dipendere da datori di lavoro. Un po’ come succede nell’ultima isola letteraria, quella immaginata da Aldous Huxley nel 1962: sulla sperduta isola di Pala, infatti, gli indigenti vivono felici e contenti, in un comunismo di tipo platonico, coniugando benessere e scienze applicate. Da qui innanzi niente più isole-metafore da nobile laboratorio sociale, ma solo la deriva grottesca del nostro decadimento intellettuale: l’Isola dei famosi … O tempora, o mores!
Ora stiamo vivendo un sogno utopico, non più su un’isola ma sulla nostra penisola, quello di riconoscere a tutti i non abbienti un reddito minimo di sopravvivenza. Un’ipotesi a tempo non risolutiva. Ci vorrà ben altro. Ridimensionamento della globalizzazione e nuovi modelli di produzione e di sviluppo. Questa è la sfida per i prossimi anni.
Gabriele D’Amelj Melodia

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