Una delle più significative e aspre battaglie condotte dall’associazionismo di cittadinanza attiva è stata quella sulla metanizzazione della centrale Enel di Cerano e la chiusura di quella di Costa Morena Brindisi Nord con la destinazione di quell’area a scopi retroportuali. E’ una battaglia iniziata oltre trent’anni fa. A Cerano l’Enel non userà più il combustibile carbone perchè oggi è più conveniente aderire ai dettami europei. La centrale Brindisi Nord, ora di proprietà A2A, non è più in esercizio per «consunzione» naturale degli impianti. C’è chi pensa che l’ambientalismo sia solo per il NO, tanto da coniare lo scherzo linguistico «nonsipuotista»; si può, invece, dire che le associazioni hanno anticipato di trent’anni quanto sta accadendo oggi e inoltre indicarono per quell’area una destinazione diversa, tanto ovvia che la logica vorrebbe scontata.
Su tali concetti vi fu un idem sentire col DPP (Documento Programmatico Preliminare) dell’Amministrazione Mennitti nel 2011. Infatti, relativamente a queste problematiche di sviluppo e ambientali, si legge: «la necessità di chiudere o trasferire la centrale di Brindisi nord, non risponde sono a motivi economici e di sviluppo ma a preminenti motivi di salute pubblica» prevedendo che «il trasferimento delle attività energetiche consentirà di liberare ampi spazi per scommettere su uno sviluppo commerciale del porto».
Se si ha l’ambizione di immaginare il futuro della città, pensando da qui a trent’anni, non si può prescindere da alcuni punti fondamentali: abbattere «muri» eretti nel passato da poteri che hanno confuso i propri interessi con quelli della collettività. E’ incontestabile che il comparto energetico ne rappresenti uno. A questo punto è doveroso citare un altro passo di quel DPP, quello che fa riferimento alla «consapevolezza che non ci può essere vero sviluppo se non si pone un argine all’arroganza degli interessi precostituiti e del tutto estranei a quelli della città. Economia, ambiente e società sono i tre pilastri su cui dobbiamo costruire il futuro di Brindisi». Concetti e principi ampiamente condivisibili tant’è che il DPP fu approvato all’unanimità con l’aiuto del PD che vanificò la «manovra» di alcuni componenti di quella maggioranza che si «vaporizzarono» dall’aula consiliare perché non avevano intravisto in quel documento la possibilità di alcune speculazioni edilizie.
Tutto ciò – riferendomi a questo particolare aspetto – pur essendo uno dei punti salienti, scompare nel nuovo DPP. E’ evidente che ciò sia avvenuto per consentire ad A2A di portare avanti il suo progetto di conversione degli impianti. Però in questo momento non c’è convenienza a parlare del progetto che l’A2A vuole realizzare, non ora, perché ciò distoglierebbe l’attenzione dalla questione principale che è il dove si intende farlo. Se si possiede una visione generale del territorio, della città che si vorrebbe e della sua correlazione col porto, se si ha cognizione di alcune dinamiche, non si può non comprendere l’altissimo valore strategico dell’area dell’ex centrale Brindisi Nord per lo sviluppo di attività legate alla logistica e quindi alla crescita economica. Ciò, se ci fosse bisogno di una «prova del nove», è avvalorato dalla decisione del colosso Enel di istituire una zona franca su quell’area, nella parte ancora di sua proprietà. Una decisione, quindi, davvero incomprensibile che non può che essere stata condizionata da quei soliti «interessi precostituiti» citati nel vecchio DPP. Ma chi può aver «patrocinato» una cosa del genere? Qualcuno ipotizza che possa essere stato l’ex senatore Salvatore Tomaselli: voce sicuramente malevola, causata, forse, dal suo doppio incarico di responsabile delle relazioni esterne e istituzionali nel DiTNE Energia (Distretto Tecnologico Nazionale sull’Energia) e delle politiche energetiche del Partito Democratico. Incarichi in evidente conflitto di interessi o di lapalissiana inopportunità.
Se qualcuno vuole addurre, a mo’ di scusante (molto debole), che la società A2A è la proprietaria dell’area sottintendendo che può farne quello che vuole, è bene che non lo faccia: la programmazione del territorio non compete al proprietario di un terreno bensì all’Amministrazione pubblica, per cui … . Se si vuole amministrare una città, se si è riusciti a farlo, occorre essere conseguenti con i propri principi, con gli impegni presi e non deludere le aspettative fatte nascere.
E’ fuorviante scaricare tutte le colpe su un’unica persona: il tiro al piccione non è un bell’esercizio, le responsabilità non sono mai singole. Per esempio, dove sono i giovani virgulti del «fatece largo che ora tocca a noi»? Dov’è il PD che nel 2010 votò il DPP di Domenico Mennitti? Dove sono quelli che commentano ogni inezia sui social? Dove sono quelli che scalpitano per ogni flatulenza sulla portualità?
Giorgio Sciarra (Rubrica ZONA FRANCA – Agenda Brindisi 21 maggio 2021)